lunedì, Settembre 16, 2024
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Yara Gambirasio diventa una serie Netflix, Massimo Bossetti parla dal carcere: cos’ha detto alle telecamere

Lo scrupoloso racconto ripercorre la tragica vicenda di Yara Gambirasio, scomparsa a soli 13 anni una sera del novembre 2010 a Brembate di Sopra (Bergamo) vicino alla palestra in cui si allenava in un corso di ginnastica ritmica. Attraverso testimonianze, ricostruzioni, interviste esclusive (comprese quelle allo stesso Bossetti e alla moglie Marita Comi) e materiali inediti si esplorano gli eventi legati al caso, le accuse di depistaggio e i sospetti sui metodi investigativi. La vasta eco mediatica e le pressioni della politica hanno influito sul verdetto finale di condanna? L’ergastolo è stato comminato al di là di ogni ragionevole dubbio?

La ricostruzione di Neri sposa le tesi della difesa e genera molti sospetti sui metodi investigativi accennando, talvolta, a possibili depistaggi. È un duro atto d’accusa contro il pubblico ministero Letizia Ruggeri (la Procura aveva in mano un solo elemento su cui investigare: sul corpo della ragazza era stata trovata una traccia di DNA maschile. È l’inizio di una delle indagini più complesse e sorprendenti dei nostri tempi, condotta per quattro lunghi anni), contro quella sorta di «ipnosi collettiva» che avrebbe influito non poco sull’esito del giudizio.

Sono ormai anni, tra l’altro, che i legali di Bossetti si battono per visionare i reperti fondamentali per la condanna del loro assistito. L’avvocato Claudio Salvagni e i suoi colleghi l’hanno potuto fare a maggio 2024, ma non sono stati autorizzati all’analisi. La vicenda ha portato all’indagine della pm Letizia Ruggeri nell’ambito della conservazione dei reperti – sostanzialmente campioni di Dna. Per Ruggeri“ è stata chiesta l’archiviazione. Questo processo si basa sulla prova del Dna. Se il Dna viene meno, crolla tutto il castello che è stato costruito”, spiega il difensore di Bossetti

Gianluca Neri, produttore della serie, racconta sfide e le motivazioni che hanno guidato tutti quelli che hanno lavorato alla docuserie: “Il nostro obiettivo non era di rifare il processo ma di raccontare una cosa che noi come società ci siamo dati come regola, che però non rispettiamo mai, cioè avere la certezza assoluta prima di mandare in galera qualcuno”. Inoltre, ci svela tutti i retroscena della creazione della docuserie e le sue impressioni sui protagonisti della vicenda: “Bossetti crede nell’idea di poter uscire. Il microfonista sentiva il battito del suo cuore in cuffia e ci siamo dovuti fermare“. E sulle modalità d’ingaggio, tutti erano stati avvertiti della produzione a partire, ovviamente, dalla famiglia Gambirasio: “Siamo stati molto attenti a rispettare tutte le parti, rispettiamo la memoria di Yara. Abbiamo fatto in modo che questo documentario non arrivasse come una valanga sulle vite delle persone coinvolte”. 

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