venerdì, Settembre 20, 2024
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Venezuela, proteste contro la vittoria di Maduro: 2 morti, decine di arresti

Violente proteste sono scoppiate in Venezuela contro la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro alle elezioni presidenziali. In tutto il Paese sudamericano, da Zulia a Bolivar, passando per Caracas, Valencia, Miranda, Aragua e La Guaira, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare. Seocndo un primo bilancio, due persone sono morte e 46 sono state arrestate. Cinque statue di Hugo Chávez, predecessore socialista di Maduro, sono state abbattute. Punti nevralgici del Paese come l’aeroporto di Maiquetía sono stati occupati.

Il bilancio delle violenze

Il governo venezuelano parla di 23 membri delle Forze armate nazionali bolivariane feriti, alcuni “con armi da fuoco”. “Non permetteremo che il Venezuela torni ai periodi bui del 2014, del 2017 e del 2019”, dichiara il ministro della Difesa venezuelano, Vladimir Padrino, esortando “i cittadini e le forze politiche del Paese a mantenere la calma. Ieri i venezuelani hanno deciso e ci hanno dato una dimostrazione di senso civico. Non deludiamo il popolo che ieri ha votato per la pace”.

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Inoltre il governo di Nicolas Maduro ha espulso gli ambasciatori di Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay, accusandoli di “interferenza”. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Yván Gil attraverso il suo profilo X, ordinando ai diplomatici venezuelani in quei Paesi di tornare a Caracas.

La comunità internazionale ha sollevato dubbi sulla validità dei risultati elettorali che hanno proclamato la vittoria di Maduro con il 51,2% contro il 44,02% dei voti per il candidato dell’opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia, con l’80% delle schede scrutinate. Il risultato, formato in condizioni poco trasparenti, ha ricevuto riconoscimenti solo dai Paesi alleati del socialismo bolivariano, tra cui Nicaragua, Cuba, Iran, Russia, Cina e Honduras.

Reazioni internazionali

Richieste di trasparenza e riconteggio

I governi di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Uruguay, Perù e Repubblica Dominicana hanno emesso un comunicato congiunto chiedendo il riconteggio dei voti alla presenza di osservatori internazionali indipendenti e sollecitando una riunione urgente del Consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati americani.

Il Venezuela appare sospeso tra tensioni interne e crescenti pressioni internazionali. Maduro, proclamato ufficialmente vincitore, continua a dichiararsi perseguitato dalle “potenze straniere”, mentre l’opposizione promette di continuare la lotta per la verità e la democrazia. La situazione rimane incerta e il Paese sembra destinato a ulteriori disordini e scontri.

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