lunedì, Settembre 16, 2024
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TERRA DI LACRIME: POESIA DI MEHMET RREMA – Interpretazione e traduzione di Maria Teresa Liuzzo

TERRA DI LACRIME: POESIA DI MEHMET RREMA

Interpretazione e traduzione di Maria Teresa Liuzzo

 

Non è rimasto nessuno, 

disabitato è il cuore.

 Nel cortile non si vedono i passeri 

che ci svegliavano saltando con il loro cinguettio 

nel villaggio adagiato come una spina nel fianco della montagna. 

Il sole nasce a muore come tutte le stelle 

 I suoi raggi riscaldano la terra 

 abbracciata nel suo dolore. 

Dai tronchi feriti della quercia 

nascono nuovi germogli.

 L’abbeveratoio dove il bestiame si dissetava

  ora è distrutto. 

 La pioggia scorre verso il ruscello 

 ed è dolore che si allarga 

 nella distrofia del sentimento. 

 Soltanto qualche gazza  

fra capolino tra il fogliame dei rami. 

 Non ha un re questo paese malato e moribondo. 

Tutto è distrutto, 

 anche il cielo è ammantato a lutto. 

 Assente lo scodinzolare festoso dei cani. 

 Il sole nascente 

 tormenta il giorno. 

 A volte il suo viso è pallido 

 altre volte rosso di vergogna 

 per le sofferenze inflitte dall’uomo alla terra. 

 Stranieri e viandanti vanno in cerca 

 del fuoco di un camino per scaldarsi l’anima. 

 Dov’era il campo del grano 

non ci sono papaveri né spighe 

sono state decapitate dal vento. 

Le spine rimaste sono l’unica benedizione.

Le sento ancora conficcate 

come lance nel mio petto. 

Sono come un nido vuoto 

su un albero spoglio. 

 Il mio corpo distrutto. 

il mio cuore una ferita sanguinante.

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