venerdì, Settembre 20, 2024
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Razzi contro aereo di pattuglia, tensione alle stelle fra Cina e Filippine

di Paolo Cagnoni

Il mondo vive situazioni di continua tensione che si verificano in diversi scenari, e che coinvolgono ormai tutte le principali potenze militari del Pianeta. Se da una parte pare che la diplomazia sia riuscita a scongiurare, almeno per ora, un attacco da parte dell’Iran Israele, ora è nei mari del Sud Est asiatico che la situazione sembra precipitare. Il governo filippino, infatti, ha accusato la Cina di avere sparato alcuni razzi, “più volte e da distanza ravvicinata” contro un aereo di pattuglia civile di Manila. I fatti si sarebbero svolti nei pressi di Scarbourough Reef, un atollo situato nel Mar della Cina conteso fra le stesse Filippine, Pechino e Taiwan. Un attacco che da Manila viene valutato alla stregua di un atto di guerra. Mentre le autorità cinesi, ieri, hanno dichiarato la loro volontà di “proteggere la sovranità territoriale e i diritti marittimi” del dragone e di “opporsi fermamente a qualsiasi azione che li violi”. Manila respinge le accuse e rilancia, dichiarando che lo stesso aereo sarebbe stato preso di mira anche il 22 Agosto dai razzi sparati dalla barriera corallina di Subi, territorio sotto il controllo cinese. Quanto sia incandescente la situazione nel Sud Est asiatico, sul quale pesa la spada di Damocle della contesa che riguarda l’Isola di Taiwan, lo dimostra il fatto che gli Stati Uniti – alleati delle Filippine – hanno deciso di impegnarsi nel tentativo di smorzare la tensione.

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Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale americano, la prossima settimana si recherà in visita a Pechino per incontrare il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi. Un colloquio cruciale che fa parte del “canale strategico” creato dalle due Superpotenze per cercare di stabilizzare le loro relazioni. Che sono molto difficili anche in seguito al sorvolo del Nordamerica da parte di un pallone spia di Pechino. Al centro della discussione, anche le questioni che riguardano Taiwan e i controlli statunitensi sulle esportazioni di tecnologia e al sostegno offerto ormai apertamente dal governo cinese a Putin. Sullo sfondo, le elezioni presidenziali americane, che vedono i cinesi come spettatori interessati. Da una parte una vittoria di Trump, forte sostenitore di un aumento dei dazi sui prodotti cinesi, preoccupa Pechino. Dall’altra, il governo cinese chiede rassicurazioni sul fatto che, se vincesse Kamala Harris, si aspetta “più continuità che cambiamento nei confronti della Cina”. Un argomento che potrebbe essere usato da Trump per attaccare la sua avversaria, che quindi non può esporsi più di tanto in questo senso.

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