domenica, Ottobre 6, 2024
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Pensioni minime: il governo lavora per l’aumento. Apertura a Forza Italia

di Paolo Cagnoni

 

Il tema delle pensioni minime continua a rappresentare un tassello importante per l’esecutivo di centrodestra. E potrebbero arrivare presto buone notizie per chi ne usufruisce. Il governo Meloni sta lavorando a un intervento, con l’obiettivo di portarle oltre l’attuale soglia di 621 euro. L’incremento attuale, introdotto per il biennio 2023-24, ha già portato le minime a 614,77 euro. Una misura scadrà che a dicembre, e l’esecutivo sembra intenzionato a non solo confermarla, ma anche migliorare ulteriormente l’importo per garantire un maggiore sostegno ai pensionati.

Aumento legato all’inflazione e nuovo minibonus

Il piano prevede una rivalutazione delle pensioni in linea con l’inflazione, stimata all’1%, e un possibile ulteriore incremento oltre a questa rivalutazione. Le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo Inps, attualmente fissato a 598,61 euro, sono state aumentate del 2,7% nel 2024. Il governo intende confermare questa misura, e sta valutando anche l’introduzione di un nuovo minibonus.

Incentivi per chi resta al lavoro

Parallelamente, l’esecutivo sta considerando misure per incentivare i lavoratori a restare in servizio nonostante abbiano raggiunto i requisiti per la pensione anticipata. Il cosiddetto “Bonus Maroni“, introdotto per la prima volta nel 2004, consente ai lavoratori di ricevere in busta paga la propria quota di contributi (pari al 9,19% della retribuzione) al posto del versamento ai fini pensionistici. Tuttavia, questa misura è stata poco richiesta per via della scarsa convenienza fiscale.

Per rendere più attraente questa opzione, il governo sta studiando la possibilità di introdurre un’esenzione fiscale per i contributi ricevuti in busta paga o una riduzione della tassazione, simile a quella già applicata agli aumenti salariali previsti dai contratti di secondo livello. Un’altra ipotesi sul tavolo è quella di mantenere la pensione piena anche per chi decide di continuare a lavorare, con la parte di contributi non versati calcolata come contribuzione figurativa.

Estensione del bonus per pensionati con Quota 103 e altri

Il governo sta valutando di estendere queste agevolazioni non solo ai lavoratori che soddisfano i requisiti per Quota 103, ma anche a quelli che hanno accumulato 42 anni e 10 mesi di contributi. Questa opzione, che permette di rinunciare all’accredito contributivo per ricevere l’importo in busta paga, potrebbe diventare più interessante se accompagnata da una revisione fiscale che ne aumenti la convenienza. Il governo sembra orientato quindi a rafforzare le misure sulle pensioni, sia per chi decide di andare in pensione che per chi sceglie di rimanere nel mondo del lavoro.

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