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NELLA GIORNATA DI IERI SI È SPENTO IL “MANCATO RE” VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA

L’esilio e i guai giudiziari sono stati la colonna sonora del figlio dell’ultimo re d’Italia ma soprattutto figura controversa che ha attraversato quasi un secolo di storia con un sogno nel cuore di “ritornare nella sua terra”, avvenuto all’inizio del secolo.

Il comunicato ufficiale: “Alle ore 7.05 di questa mattina 3 febbraio 2024 sua altezza reale Vittorio Emanuele, duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra” è stato l’annuncio ufficiale dato con una nota dalla ‘Real Casa di Savoia’. I funerali dovrebbero tenersi sabato prossimo 10 febbraio alle 15 a Superga, il luogo dove “Vittorio Emanuele vuole essere sepolto” aggiunge il presidente della Guardia d’Onore del Pantheon, Ugo D’Atri dopo aver parlato con il figlio Emanuele Filiberto”.

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La sua vita è stata una pagina di storia sulle “ceneri di scelte ereditate”: “Figlio di Umberto II, e di Maria José, nasce a Napoli e viene battezzato con i nomi Vittorio Emanuele Alberto, Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria. In Italia restò poco visto che all’età di 6 anni, nel giorno dell’armistizio dell’8 settembre del ’43, partì da Roma insieme alla madre e, da subito dopo il referendum del 1946 che sancì la vittoria della Repubblica, visse in esilio. Ci rimase fino al marzo del 2003, quando fu cancellata la disposizione che vietava il rientro dei discendenti maschi di casa Savoia in Italia. Come prima tappa del suo ritorno scelse Napoli, la città in cui era nato. “È il più bel giorno della mia vita”, disse quando rimise piede in Italia. Erano passati 57 anni dall’ultima volta”.

L’amore per la sua amata potrebbe essere visto come un “atto singolare” che lo portò ad andare contro la sua stessa famiglia: “Innamorato perdutamente di Marina Doria, nemmeno una punta di sangue blu ma campionessa di sci di d’acqua di due anni più grande di lui, arrivò ai ferri corti col padre Umberto II che continuava a presentargli altre discendenti nobili pretendendo un matrimonio da re. Ma Vittorio Emanuele non rinunciò al suo sogno e, senza nemmeno chiedere il permesso al padre e facendogli capire che era pronto a rinunciare al trono, la sposò l’11 gennaio 1970 a Las Vegas e con rito religioso il 7 ottobre 1971 a Teheran”.

Un amore da tramandare che è durato 70 anni e dalla cui unione è nato Emanuele Filiberto di Savoia.

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La sua favola è stata anche un incubo per le questioni giudiziarie che l’hanno visto protagonista:“Sette anni dopo le nozze, nell’estate del 1978, arriva l’episodio che condizionò tutta la sua vita: il colpo partito dalla sua carabina – nel corso di un’accesa lite con dei vicini di yatch a Cavallo, in Corsica – ferì mortalmente lo studente Dirk Hamer. La famiglia del 19enne tedesco iniziò una lunga battaglia legale per ottenere giustizia ma alla fine del 1991 Vittorio Emanuele venne assolto dall’accusa di omicidio volontario dai giudici francesi, con formula piena”. https://youtu.be/l_wjftNfHWE

I suoi guai non ebbero fine con questo episodio: “C’è la tessera numero 1621 della P2 e c’è, e nel 2006, ‘Vallettopoli’, l’indagine su un giro di corruzione e tangenti della procura di Potenza. Il pm Henry John Woodcock arresta Vittorio Emanuele, che passa in carcere sette giorni. Verrà prosciolto e otterrà dallo stato 40mila euro di risarcimento, una piccola vittoria della monarchia sulla Repubblica”.

La stupidità di Vittorio emerge in modo particolare in quei giorni in cella: “Non sapeva di essere ascoltato da una microspia, rivelerà a un coimputato una cosa sulla morte di Hamer: “Anche se avevo torto, devo dire che li ho fregati”, disse riferendosi ai giudici francesi. Ma era stato già assolto e non poté essere nuovamente perseguito”.

Il figlio del Re, probabilmente, era anche un “controsenso della sua essenza” quando si relazionava alle faccende politiche e umane; basti pensare alle questioni delle leggi razziali che hanno accompagnato da sempre gli eredi Savoia, tra gaffe, prese di distanza, scuse indirette.

“Nel 2002 Vittorio Emanuele definì “una macchia indelebile per la nostra famiglia” la firma sotto le persecuzioni degli ebrei”. Ma cinque anni prima sosteneva che quelle erano leggi “non così terribili”, per poi tornare ad apostrofarle come “un grave errore”.

A recuperare ci pensa il figlio Emanuele Filiberto a porgere “scuse solenni” alla Comunità ebraica, nel 2021.

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Gli eventi singolari del suo fare resteranno nella storia più dei gossip che della politica come ad esempio: “Nel 2007 i legali di casa Savoia chiesero il risarcimento allo Stato di 260 milioni di euro per l’esilio e la restituzione dei beni confiscati nel 1948 ma l’Italia non lo riconobbe”. Oppure “La lettera aperta che scrisse in occasione del 160° anniversario dell’Unità d’Italia in cui parlava di un nuovo nemico, “un’oppressione straniera subdola e invisibile: il Covid-19”. Ancora “Nel 2022 chiese, invece, la restituzione dei gioielli di famiglia, che furono confiscati nel 1946 e sono custoditi nei forzieri della Banca d’Italia: diademi, orecchini e collier con oltre seimila brillanti e duemila perle del valore di svariati milioni di euro. Si rivolsero alla Consulta, ma anche stavolta lo Stato disse no”.

L’erede principe dei Savoia ha caratterizzato la sua vita, collezionando eventi di ogni genere, che forse verrà ricordato per ciò che non ha fatto più per quello che avrebbe potuto fare.

Sabato prossimo ci saranno i funerali e poi sarà sepolto a Superga, sulla “collina bellissima” dove il mancato re, esiliato, poteva sentirsi italiano e Partenopeo.

 

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