lunedì, Settembre 16, 2024
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MONACI BASILIANI DEL SUD: CRIPTE, MONASTERI E SANTUARI MARIANI EXTRAMOENIA. IL SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE A SAN MARZANO DI SAN GIUSEPPE.

Il nostro viaggio  nelle cripte, monasteri e santuari mariani realizzati dai monaci basiliani, i quali in gran numero vennero nell’Italia meridionale, attratti non solo dalla natura del luogo, che ben si confaceva alla loro vita ascetica, ma principalmente da un sentito diritto di ospitalità, i monaci, che seguivano le nuove regole consigliate da San Basilio, un riformatore della vita monastica di Oriente, erano fuggiaschi e raggiunsero anche Taranto,  attraverso l’Appia o  direttamente dal mare, insediandosi anche nei pressi di  Mesocorum (masseria-posta per cambio dei cavalli, sulla diramazione della via Appia-Traiana). Villaggi rupestri erano presenti sul territorio molte masserie d’impianto romano, più delle volte fortificate o in vicinanza di gravine, nelle immediate vicinanze visitiamo il Santuario rupestre della Madonna delle Grazie e la masseria fortificata Le Grotte nel territorio di San Marzano di San Giuseppe.

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La città di San Marzano di San Giuseppe è collocata con il suo territorio nel Parco regionale della Puglia denominato delle Gravine, Shën Marcani in ArbëreshëAFI: [ar’bəreʃ], Sa’Mmarzanu nel dialetto locale è un antico centro arbëreshë della regione e porta  con sé le proprie tradizioni, usi e costumi: cosiddetta cultura ‘Arbëresh’, che ancora oggi caratterizza San Marzano, insieme all’uso dell’antico linguaggio originario albanese. La città  è l’unico tra i 14 paesi fondati o rifondati da albanesi , Carosino, Civitella (oggi:masseriaCivitella), FaggianoFragagnanoMonteiasiMontemesola MonteparanoRoccaforzataSan Crispieri (oggi una frazione di Faggiano), San Giorgio Ionico, San Martino (estinto) e Santuario Santa Maria della Camera (oggi parte di Roccaforzata)] nell’Albania Tarantina che oltre alla lingua albanese pre-ottomana (Gjuha Arbëreshe) hanno conservato alcuni usi e costumi del paese di origine. San Marzano di San Giuseppe appartiene ai circa 50 paesi di origine albanesi che sono tutelati dalla legge nazionale nº 482 del 1999 della tutela delle minoranze linguistiche storiche.

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La città  dichiara impronta  culturale albanese, giunge verso queste terre a causa  della fuga dai Turchi, aldilà dei Balcani, grazie ai servizi resi come soldati per Giorgio Castriota Scanderberg, che nel XV secolo conquistò parte della zona. La comunità del “Paese delle aquile” prosperò e mise radici. Segno tangibile e tratto distintivo della piccola comunità all’interno della Terra delle Gravine. Nel 1886 che la cittadina affiancò il proprio nome a quello del santo falegname San Giuseppe, in segno di devozione. Una fede ancora salda che si esprime nei giorni di marzo con la sfilata e la suggestiva processione della legna per ardere i tradizionali falò devozionali. Seguendo i passi della fede e della spiritualità antica del paese, a tre chilometri dal centro abitato, si può ammirare il Santuario rupestre della Madonna delle Grazie, con all’interno un’incoronazione della Vergine della fine del ‘600.Edificata nel Medio Evo e dedicata a San Giorgio, l’originaria chiesa  è il cuore del Santuario della Madonna delle Grazie in contrada Grotte, sorge all’interno della lama omonima, su una preesistente struttura medievale dedicata a San Giorgio. Durante il Medio Evo, l’edificio era compreso in un insediamento fortificato, noto alla fine del XII secolo con il nome di Castrum Carellum, ubicato nei pressi di un’importante direttrice viaria. Alla stessa epoca del castello, risale la chiesa ipogea, sotto il santuario, una scalinata monumentale a introdurre alla cripta, la cui volta centrale custodisce ancora la raffigurazione originaria della Vergine incoronata, risalente al Seicento, San GiorgioSanta Barbara e una Madonna col BambinoLo splendido santuario alle porte di San Marzano è di origini bizantine, anche se non risponde perfettamente agli schemi dei popoli dell’Oriente a causa delle conformazioni della roccia.

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La chiesa si affaccia su una lama del territorio, in uno splendido scenario di gravine; la lama profonda circa cinque metri nel punto più alto, suggestiva e particolare, è caratterizzata dalla presenza di molte grotte di varie dimensioni che si aprono sui costoni. La chiesa ipogea pare sia stata caratterizzata da diversi periodi di costruzione: il primo fino al secolo XV con la dedicazione a San Giorgio, il secondo dal XVI ai nostri giorni dedicato alla Madonna delle Grazie, anche se la chiesa viene ufficialmente citata in un documento del 1709. Oggi l’ipogeo ha una forma approssimativamente

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quadrangolare, dalle mura caratterizzate dalla presenza di segni che inducono a un mutevole scenario spaziale e liturgico. Infatti ci sono tre accessi diversi (oggi ristrutturati) due che si affacciano sulla lama e uno che collega l’ipogeo con la chiesa soprastante. L’elemento principale è l’affresco della Vergine con Bambino al quale fu attribuito un significato miracoloso.

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Vi sono segni di una lunga storia costruttiva durante la quale mutano radicalmente la configurazione spaziale e liturgica. Infatti, ci sono tre accessi di epoche differenti, al fine di adeguare l’organismo religioso alle nuove esigenze che si presentavano; due si aprono sull’unico fronte esterno che prospetta sulla lama e il terzo collega l’ipogeo con la chiesa soprastante. Dopo la formazione della scala interna che porta alla cappella superiore, probabilmente, gli ingressi dalla lama furono trascurati e con vari detriti automaticamente chiusi; in seguito recuperati con la riscoperta del ‘600 e con i lavori di restauri alla fine del XX secolo.

Nei secoli XI-XII dall’ingresso grande viene scavato l’ipogeo per creare il vestibolo, l’aula per l’assemblea, il naos con l’altare (è evidenziato da una pseudo-cupola costituita da ghiere – cerchi – concentriche con al centro una croce greca per sottolineare il carattere sacrale indicando il sopra altare) e le nicchie di servizio ai fianchi dell’altare, secondo lo schema liturgico di ispirazione bizantina (l’altare a oriente).Nei secoli XII-XIV si crea un secondo scavo separato dal primo e con ingresso autonomo per uso funerario; quindi creando dei corridoi con delle nicchie-cappelle laterali, ultima delle quali a sinistra è l’attuale Vergine con Bambino.

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Alla riscoperta del luogo ci fu una ripresa del culto religioso e particolarmente mariano; l’ipogeo fu ristrutturato e, poiché il ritrovamento fu ritenuto miracoloso, ci fu l’accorrere di molti fedeli dai territori circostanti e nacque l’esigenza di una costruzione più ampia. Infatti inizialmente l’ipogeo aveva una pianta molto diversa: oltre alla chiesa nella quale vi è San Giorgio e Santa Barbara, nella vicina grotta nascevano cappelle funerarie; l’ultima era decorata con l’immagine della Vergine con il Bambino. Forse proprio il monolite con l’immagine della Vergine in fondo a questa grotta rese il ritrovamento miracoloso. Quindi la ristrutturazione si basò su questo evento, abbattendo la parete rocciosa che divideva la vecchia chiesa di San Giorgio con la vicina cappella funeraria e cambiando la denominazione.
A prescindere dalla tradizione o dalla leggenda, verso la fine del XVI secolo, al ripopolamento di San Marzano avviene la scoperta dell’affresco della Vergine col Bambino. Da quel momento inizia una nuova stagione di fervore religioso e l’ipogeo diventa un importante santuario mariano. Si riapre il cantiere di scavo e, per oltre un secolo, si susseguono i lavori, riportati a questo periodo, come prova il ritrovamento di una campana datata 1618.

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Nel XVII secolo vi è l’ampliamento del presbiterio della chiesa verso est, raddoppiando in lunghezza le tre celle e spostando l’altare in fondo al vano; altre ghiere evidenziano questo spostamento

La chiesa sovrastante è di recente costruzione e custodisce il simulacro della Madonna delle Grazie, probabilmente realizzato nel 1800.Lo scorrere delle acque lungo la lama aveva procurato l’incisione del terreno in maniera verticale, quindi dal nuovo piano di calpestio, scavando orizzontalmente, si aprì l’accesso proseguendo lo scavo nell’ambiente interno. Rinvenimenti archeologici attestano in questo territorio una lunga frequentazione umana, a partire dall’Età del Bronzo finale in cui si datano alcune tombe a “grotticelle”, poi utilizzate a scopo abitativo nel Medioevo, situate nei pressi dell’entrata del Santuario stesso. All’età ellenistica, invece, risalgono alcuni rinvenimenti di ceramiche a vernice nera. La lama dal 1478 porta il nome “San Giorgio”, probabilmente derivante dalla dedicazione al santo dell’ipogeo rupestre, che sorge nell’agro appartenente dal 1530 a San Marzano. Nel periodo post-tridentino viene dedicato alla Madonna delle Grazie.
Sulla Chiesa ipogea e sul territorio circostante vi sono tracce di presenza di un piccolo insediamento rupestre di età medievale, costituito esclusivamente da abitazioni in grotta, nel quale l’ipogeo era l’elemento promotore del fenomeno insediativo, infatti nei pressi di strutture religiose sorgono ragioni di esistenza proprio per l’impulso propulsivo economico che si viene a creare, facendo del Santuario rupestre il cardine della vita religiosa, economica, culturale e civile delle genti, ieri come oggi.

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Questo centro rurale con abitazioni in grotta ha una vita prospera, almeno fino al 1300 per poi decadere e spopolarsi.
 Nel XVI secolo vi sono epidemie, carestie, guerre, mortalità infantili, denatalità provocando il calo demografico, che unito all’abbassamento dei prezzi e la poca resa dei prodotti, costrinse l’allontanamento dalle campagne, nonostante l’incentivo con l’esonero dalle tasse per coloro che tornavano nei casali abbandonati. Dopo lo spopolamento si perde memoria dell’ipogeo, infatti nel Post-Tridentino, nella minuziosa descrizione della sua visita pastorale, l’arcivescovo di Taranto Lelio Brancaccio non menziona affatto il santuario, ritrovato o scoperto, secondo la tradizione, dai coloni albanesi, guidati dal capitano Demetrio Capuzzimati, durante l’opera di dissodamento delle terre del feudo.
Secondo una leggenda, invece, il santuario venne scoperto miracolosamente da un cavaliere, guidato dal suo cane dinanzi all’immagine della Vergine. In seguito alla scoperta sarebbe sorta una lite tra il territorio di Grottaglie e quello di San Marzano, sul cui confine vi è il santuario. Gli abitanti del vicino paese di Grottaglie volevano dimostrare che quell’ipogeo miracoloso appartenesse al loro territorio; ma, secondo la leggenda, la cripta sarebbe appartenuta alla cittadina a cui la Vergine avesse rivolto lo sguardo… e vinse la disputa San Marzano che nel XVII secolo costruì nuove strutture.

Rif. Bibliograf. Il Santuario rupestre della Madonna delle Grazie presso S. Marzano(Ta) e i recenti lavori di restauro-di Vittorio Farella. In quaderni di storia- acheologia – arte. Società di storia patria per la Puglia sezione di Taranto-1978

 

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