giovedì, Settembre 19, 2024
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Maestra elementare adescava ragazzini per fare sesso e video hard. Ora è arrivata la condanna

Si faceva chiamare “zia Martina” ed era una maestra di scuola elementare, ma nel privato secondo le accuse coltivava una serie di perversioni che l’hanno portata dapprima a essere accusata, poi condannata (due volte) per aver adescato minorenni e per aver avuto con loro rapporti sessuali in un B&B nel centro di Bari. Non contenta, durante gli incontri secondo l’accusa si sarebbe anche fatta filmare. La donna, nativa di Polignano a Mare, avrebbe poi partecipato a videochiamate durante le quali praticava autoerotismo con i ragazzini. Zia Martina cercava le sue “vittime” sui social e nelle chat. Le indagini hanno avuto inizio dopo le denunce presentate da alcuni genitori, insospettiti per lo strano comportamento dei figli, soprattutto nel corso di alcune anomale dirette sui social. “La donna era stata posta agli arresti domiciliari nel 2021, quando insegnava in una scuola del Nord Italia. Già allora il suo caso aveva creato scalpore, e la Maestra Hot era stata condannata per corruzione di minorenni e pornografia minorile. Ma una volta scontata la pena, per nulla redenta, la 47enne avrebbe ripreso a cimentarsi con le sue pessime abitudini.

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Ora la maestra con la passione dei ragazzini, al termine di nuove indagini da parte dei Carabinieri, è stata giudicata una seconda volta presso il Tribunale di Bari. Il Giudice ha usato la mano pesante, pronunciando una sentenza esemplare. Mentre il PM aveva chiesto 4 anni di reclusione, le sono stati comminati in primo grado 7 anni e 3 mesi di reclusione e l’obbligo di risarcire con 75.000 Euro le parti civili. L’ex maestra elementare non potrà inoltre esercitare, per tutta la durata della pena e per un anno successivo all’espiazione della stessa, l’attività didattica in scuole, istituzioni o strutture pubbliche e private frequentate da minori. “Zia Martina” dovrà anche sottostare a un provvedimento di divieto di avvicinamento a luoghi frequentati da minorenni. Durante il primo processo, la donna si era difesa dicendo “mi filmavano a mia insaputa, contro di me una persecuzione mediatica”. Poi aveva accusato le Forze dell’Ordine di avere creato prove fasulle, finendo sotto processo anche per calunnia.

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