lunedì, Settembre 16, 2024
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L’infallibilità papale

Il libero pensiero di Luigi Mazzella e L’infallibilità papale

di Luigi Mazzella

L’infallibilità  papale (o pontificia) ha subìto anch’essa nel tempo un ridimensionamento (reso peraltro reso necessario da qualche eccesso interpretativo) e in base ad essa, pur trattandosi sempre di un “dogma”, si afferma oggi  che il papa non può sbagliare solo quando parla “ex cathedra”ossia come episcopus servus servorum dei.

In tale caso, egli può proclamare un nuovo dogma o definire una “dottrina” come l’unica rispondente alla rivelazione divina. E guai a chi dice il contrario: c’è pronta la scomunica!

Per i credenti, non è di certo un potere di poco conto;  ma chi riteneva,  sbagliando, per fare un esempio, riferibile al suo Dio la rivelazione di papa Francesco che  la democrazia Occidentale sta attraversando un periodo di pessima salute e che la guerra è di per sé un male quale siano i motivi contrapposti delle avverse e false propagande dei confliggenti c’è rimasto male quando ha saputo che quanto detto con solennità ecclesiale restava il pensiero personalissimo di un Capo pur carismatico  che poteva essere messo tranquillamente nel cestino. Ne più e nè meno come quello di un Biden, di un Marcon (aspirante “Re Sole” declassato  al ruolo di “Re sola”,nel senso romanrsco del termine), di uno Scholz, impaurito e in preda di una squassante ubriacatura, che strisciando lungo i muri, cerca di farsi notare il meno possibile, come un impiegato di basso profilo in presenza dei superiori gerarchicio, o,  per fare un esempio casareccio e di sana periferia urbana,  di una Meloni con elmo e ascia di guerra. Nè si è meravigliato del fatto che  delle sue affermazioni non tenevano alcuna considerazione neppure i cardinali della Curia romana e i vescovi disseminati nelle innumerevoli diocesi del Pianeta.

Eppure, fallibile e cestinabile che fosse, la rilevazione della crisi della democrazia occidentale da parte di papa Francesco sembrava avere una sua forza persuasiva persino per i non i credenti (al giorno d’oggi, non così pochi come nei tempi passati). 

Questi, infatti, adusi ai dubbi,  si erano chiesti:

 a)E’in buona salute una democrazia che vede tra i candidati alla carica mondiale di maggiore forza (quella di  Presidente degli Stati Uniti d’America) un individuo che appesantito dagli anni parla a vanvera contro i suoi avversari interni ed esterni, definendoli, nel più blando deicasi,  dei “ poco di buono” e blaterando come un forsennato in preda a una crescente crisi di isteria da taluno attribuita, pur senza prove mediche,  a demenza senile?

b)E’ in buone condizioni una democrazia che mette nel “dimenticatoio” il principio della maggioranza del cinquanta +1 % dei voti e consente di  governare i Paesi ai rappresentanti di una minoranza che,  in caso di crescita dell’astensionismo, diventa addirittura sparuta e ridicola? 

c)E’ in ottimo stato di benessere una democrazia che escogita e adotta  i cosiddetti “patti di desistenza” per generare situazioni come quella francese odierna che definire caotica significa solo avere il “pallino” degli eufemismi?

  1. d) E’una prova di invidiabile democrazia che, sul piano psicologico, gli elettori odierni, più che inneggiare  alla vittoria dei propri candidati, esultino per la sconfitta “rovinosa” dei loro avversari?
  2. e) Ultimo e non postremo quesito: E’ proprio da considerare un pregio della democrazia avere prodotto in Occidente una cosiddetta “cultura” di credenze assiomatiche contrapposte ed estreme per cui le guerre di religione e quelle di opposti fanatismi politici rappresentno l’unico e solo  pane quotidiano della cosiddetta lotta politica?

Concludo con il grido immaginario ed ipotetico di un ateo miscredente da trascrivere sulle mura romane: “A’ ridateci il dogma dell’infallibilità pontificia…almeno per quello che dice il Papa attuale sulla democrazia Occidentale e sulla Guerra.

 

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