lunedì, Settembre 16, 2024
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Le energie rinnovabili e tra esse quelle non gradite, in particolar modo dagli Italiani

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Appunti e spunti da Ponte di Domenico Ocone 

 

Vi sono occasioni di incontro che, anche se organizzate dalla politica, o meglio da una parte di essa, sono animate da personalità di formazione tecnica, a volte anche amministrativa.

Le stesse conoscono più di ogni altro l’argomento, non fosse altro che per il loro approccio continuo alle questioni che riguardano da vicino dell’ energia. Claudio Descalzi, CEO dell’ENI, Ente di Stato italiano che si occupa della ricerca di idrocarburi nel mondo e della distribuzione degli stessi nel Paese, è intervenuto giovedì a Roma a un confronto con le forze politiche organizzato da una parte delle stesse.

Il tema dell’incontro è stato una forma di reporting per aggiornare lo stato dell’arte della transizione che porterà il Paese, insieme a molti altri, all’utilizzo di energie rinnovabili.

Il fine di quel cambio di cavalli è, oltre che necessario a ridurre l’inquinamento, anche a tentare di contenere il più possibile la dipendenza energetica di alcuni paesi nel confronto di altri.

Alcuni passaggi della comunicazione di Descalzi sono stati particolarmente interessanti anche per chi si interessa di quei problemi solo quando constata che i prezzi al distributore di carburante sono lievitati o le bollette del gas aumentate, non di poco.

Lo stesso ha dedicato un pò del tempo a sua disposizione a una constatazione sulla quale non sempre l’ informazione si trattiene per il tempo e lo spazio che essa merita.

Il CEO dell’ENI ha richiamato l’attenzione dei presenti su una parte delle possibilità e dei limiti di una ricerca mirata solo ai combustibili naturali.

Aggiungendo che questi ultimi saranno impiegati in maniera regolare quanto prima. Ha così evidenziato che si discute di energia nucleare in modo occasionale. Ha aggiunto che da dopo il referendum popolare per l’abolizione del suo utilizzo, la sua produzione è diventata un ricordo sbiadito.

L’osservazione espressa da Descalzi non e’ stata un enunciato di tipo generico, al contrario.

La sintesi del suo Intervento è stata che, anche se in Italia si riuscisse a completare la transizione all’ utilizzo delle energie pulite, già da ora è possibile affermare che il loro insieme non sarà sufficiente a coprire il fabbisogno totale del Paese. Pertanto l’autonomia energetica dello stesso, almeno per una parte, resterebbe un sogno nel cassetto.

Ha aggiunto che per il Paese il periodo continuerà a essere difficile per quanto concerne la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento di combustibili fossili, mentre la ricerca sul nucleare è ferma da tempo. Il responsabile dell’ ENI ha concluso l’argomento lanciando una forma di appello generico che stava prendendo piede già da un pò di tempo nell’ agone italiano: basta per la politica rispondere con i no dettati da eccessi di prudenza del tipo più inappropriato.

Il ricorso al nucleare deve essere riconsiderato nella sua giusta valenza perché è passato molto tempo dai disastri in Russia e in Giappone.

Inoltre, nel resto del mondo, la ricerca in quel campo ha fatto passi da gigante e altrettanto l’uso dell’ energia cosi prodotta.

Del resto altrettanto succede da tempo immemore nelle masserie drl Paese, dove gli abitanti sono soliti conservare tutto, che aggiungano il commento: “se non serve ora, potrebbe servire appresso”.

Il peggior nemico del progresso è dare per scontato che non si possa andare oltre quanto già e stato realizzato, in ogni settore di attività.

La differenza tra i paesi evoluti e quelli che sono rimasti indietro, ricorda molto da vicino la storiella di due alpinisti impegnati in una scalata. Quello dei due che era più vicino alla metà, gioiva perchè stava vincendo la sfida.

L’altro nel contempo osservava una vetta vicina più alta e ne programmava in cuor suo la prossima scalata. C’è di più.

Enrico Mattei, dovunque si trovi, sarà stato più che d’ accordo sul contenuto della relazione appena riportata in sintesi, soddisfatto perchè la “sua” ENI continua a operare con profitto anche perché ben impostata. Sorda cioè al suono di campane non intonate alla logica dell’ interesse del Paese né convinta che un’azienda, anche se pubblica, deve fare utili da destinare in parte alla ricerca e allo sviluppo.

I fatti stanno dimostrando che le difficoltà possono essere superate se solo si opera di conseguenza alle indicazioni appena riportate.

 

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