sabato, Settembre 28, 2024
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La terapia IADC, un ponte tra scienza e spiritualità nel dolore del lutto.

Nel vasto panorama delle terapie innovative che mirano a curare il dolore emotivo causato dalla perdita fisica di una persona cara, la IADC Therapy (Induced After-Death Communication) si distingue per la sua originalità e per la complessità del suo approccio…

A metà strada tra la psicologia scientifica e l’esplorazione delle esperienze mistiche, questa terapia offre un viaggio alquanto unico nel tentativo di alleviare la sofferenza del lutto, toccando corde che sfuggono alle logiche più razionali…

La IADC, sviluppata dallo psicologo americano Allan Botkin, si basa su un principio semplice ma audace: attraverso una particolare stimolazione bilaterale del cervello, i pazienti possono sperimentare una comunicazione post-mortem con i propri cari deceduti…

Botkin iniziò la sua ricerca come terapeuta specializzato in EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), una tecnica ampiamente utilizzata per il trattamento dei traumi…proprio durante una seduta di EMDR, notò che alcuni pazienti in lutto vivevano esperienze 

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straordinariamente vivide: sentivano la presenza dei loro cari defunti, li vedevano o addirittura comunicavano con loro…

Da quel momento, Botkin cominciò a sviluppare una metodologia che potesse riprodurre queste esperienze in modo controllato e sicuro, definendola IADC…

La chiave del processo è la stimolazione bilaterale del cervello che attiva entrambi gli emisferi e che sembra facilitare uno stato di profonda elaborazione emotiva e cognitiva…

La scienza come spiega tutto questo?

Alcuni studi suggeriscono che queste esperienze siano il risultato di un’elaborazione accelerata del trauma…il cervello, nel suo sforzo di guarire, costruirebbe un’esperienza intensa e simbolica, dove il contatto con il defunto assume un significato terapeutico…

Tuttavia, i meccanismi neurologici esatti sono ancora oggetto di studio e la stessa terapia sfida il confine tra ciò che la scienza può spiegare e ciò che rimane un mistero…

Sappiamo molto bene che ciò che percepiamo della realtà è solo un misero 5% come afferma la scienza stessa, pertanto questo dovrebbe portarci a riflettere…

Ciò che rende la IADC una terapia così affascinante è il racconto soggettivo di chi la vive…

I pazienti descrivono esperienze che vanno oltre il sogno o la semplice immaginazione…non si tratta solo di un’elaborazione cognitiva del dolore ma si tratta di qualcosa che si avvicina all’ineffabile ed al mistico…

In una seduta di IADC, il dolore della perdita si fonde con una dimensione intima, quasi sacra, in cui la persona in lutto sembra dialogare con l’essenza del proprio caro scomparso…

Molti parlano di sensazioni di pace, di messaggi che portano conforto e di un sentimento di chiusura emotiva…whatsapp image 2024 09 27 at 16.22.29 (2)

“L’ho visto”, raccontano alcuni, “mi ha detto che sta bene”…frasi che potrebbero apparire ingenue, ma che per chi le sperimenta diventano un balsamo per un’anima ferita…

La comunità accademica ha accolto con scetticismo questa terapia e la mancanza di prove empiriche solide ha suscitato molte critiche…

Tuttavia ciò che non si può dimostrare nel piano solido e materiale, non è detto che non esista, e su questo punto ci siamo…

Un aspetto che nessuno può negare è il beneficio che molti pazienti riportano…

In una società sempre più volutamente alienata dal concetto di morte, la IADC offre uno spazio per elaborare il lutto in modo profondo, riconnettendo il paziente con un significato più grande…

Questa terapia porta con sé un elemento che è difficile misurare: la speranza…non tanto quella di una vita dopo la morte quanto di un’esperienza che possa dare senso alla perdita del proprio caro…

whatsapp image 2024 09 27 at 16.22.29 (3)È un percorso che, come un filo invisibile, collega chi rimane a chi è partito…è l’eco di una voce che non si spegne ma che torna in momenti inattesi per sussurrare parole di consolazione…

In questo senso, la IADC è un’arte terapeutica che si muove tra scienza e mistero, e come la poesia, trova la sua forza nel significato personale che le persone attribuiscono all’esperienza…

C’è qualcosa di profondamente umano in questo desiderio di riconnettersi con i propri cari, di trovare un senso nella perdita, e di trasformare il dolore in un incontro di luce…

La IADC sembra proprio questo: un raggio di luce in una stanza buia, una possibilità di trasformare la sofferenza in un eterno dialogo…

⭐️Carmen Cascone

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