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La storia di Giuseppe De Nittis, l’artista che lasciò la Puglia

Giuseppe De Nittis, l’artista che lasciò la Puglia per conquistare Parigi e l’Europa

 

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Questa è la storia di un giovane, di nome Giuseppe che, a soli 21 anni, decide di lasciare la Puglia e la sua città, Barletta, per trasferirsi a Parigi e seguire un sogno. Giuseppe ha infatti le idee chiare: vuole diventare un artista, un artista importante, di quelli riconoscibili grazie anche solo a qualche pennellata. Del resto coi pennelli e le tele ci sa fare, ci sa fare parecchio, e prova sulla sua pelle quanto stia stretto un ambiente provinciale per chi sente di voler puntare ad obiettivi e contesti ben più alti. La scelta di andare a Parigi si rivelerà azzeccata e sarà il primo passo di un percorso che porterà il giovane e sconosciuto Giuseppe a diventare Giuseppe De Nittis, uno dei più grandi protagonisti della pittura dell’Ottocento. Parigi e la Francia saranno infatti i contesti ideali nei quali De Nittis riuscirà ad amplificare il suo talento e a farlo arrivare fino ai massimi esponenti dell’Impressionismo e proprio per la sua bravura in pochissimo tempo riuscirà a diventare amico di Edgar Degas, Gustave Caillebotte ed Edouard Manet guadagnandosi anche il soprannome di “l’impressionista italiano”. Parigi diventerà la sua città d’adozione, qui sposerà Léontine e da qui quell’impressionista italiano si sposterà per brevi soggiorni a Napoli, per esempio, o a Londra invitato e richiesto da diversi estimatori, che ricambierà creando opere di grande rilievo come “Il vulcano”, ispirata a un’eruzione del Vesuvio, oppure “Westminster” che gli vale la Legion d’onore nel 1878, un quadro talmente bello che colpisce persino Vincent Van Gogh che in una lettera ne parla al fratello Theo.

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L’esperienza inglese e il confronto con gli artisti del tempo segnerà una svolta in De Nittis che, sempre più influenzato dai procedimenti fotografici, si farà interprete delle città in continua trasformazione, proprio come Parigi (il dipinto simbolo, in questo caso, è “Place de Pyramides”), quella Parigi che in quegli anni vive una profonda fase di rinnovamento e dove, all’Esposizione universale del 1878, acquisirà fama di artista di livello internazionale. Perché De Nittis si dimostra particolarmente interessato a tutto quello che è nuovo, e pur sapendosi confrontare con gli impressionisti del tempo, riesce a a rivoluzionare l’idea stessa della pittura, scardinando la gerarchia dei generi per raggiungere quell’autonomia dell’arte che è stata la massima aspirazione della modernità. I paesaggi, i ritratti, la rappresentazione della vita moderna di città come Parigi e Londra, diventano luoghi privilegiati della mitologia della modernità, tappe di un’avventura pittorica assolutamente straordinaria. Una genialità, una capacità di sapersi confrontare con i maggiori artisti del suo tempo, una curiosità intellettuale sempre viva verso altri linguaggi porteranno De Nittis a diventare uno tra gli artisti dell’epoca che meglio si è saputo misurare con la pittura giapponese, allora diventata di moda, e a rivalutare l’uso del pastello che sembrava essere stato portato alla perfezione un secolo prima. Un destino beffardo, però, è in agguato e nel 1884 Giuseppe De Nittis muore: gli è fatale un ictus, che lo porta via a soli 38 anni, nel pieno della sua maturità umana e artistica, lasciando orfani i suoi contemporanei di un grande artista diventato punto di riferimento, e tutti noi con la curiosità di non poter mai sapere quanta altra bellezza avrebbe potuto ancora produrre.

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Oggi però a Palazzo Reale a Milano è pronta una mostra dal titolo “De Nittis, pittore della vita moderna”  inaugurata il 24 febbraio e rimarrà aperta fino al 30 giugno. I curatori, Fernando Mazzocca e Paola Zatti, presenteranno circa 90 dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui, solo per citarne alcuni, il Musée d’Orsay e il Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunquerke, gli Uffizi di Firenze e la Pinacoteca di Barletta, la sua città natale dove sono custodite un gran numero di opere a seguito del lascito testamentario della vedova Léontine De Nittis. Quella di Palazzo Reale è una mostra che si inserisce nelle tappe fondamentali del percorso espositivo dedicato all’artista, consacrato dalla magnifica retrospettiva dedicatagli nel 1914 dalla XI Biennale di Venezia e poi a Parigi al Petit Palais nel 2010-11, e nella monografica del 2013 a Padova a Palazzo Zabarella.

© Vincenzo Bruno

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