lunedì, Settembre 23, 2024
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La settimana scorsa è stata talmente piena di eventi importanti,

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Non è semplice organizzare la settimana, tale è a oggi, un lunedì di fine settembre, il guazzabuglio in cui si dibatte l’Italia e buona parte del mondo. Giocando, si fa per dire in casa (Italia), il “Grande Vecchio” (così era definito da molti nel suo ambiente) della Finanza italiana, da taciturno che era, sarebbe ammutito o avrebbe rivelato un talento da urlatore. Conoscendone la maggior parte degli italiani, seppure per solo sentito dire, la riservatezza che si era personalizzata in lui, si sarebbe comportato come era suo solito, ancor più al riparo da orecchie indiscrete.
I fatti. Il Paese, quello reale, sta, ormai da tempo, sempre più rimanendo prigioniero di persone e cose definibili almeno poco lineari. Va notato che le briglie che usano i personaggi coinvolti per danneggiare l’Italia a vantaggio loro e dei loro supporter, il più delle volte non sono materiali. Cionostante causano effetti uguali se non più deleterie di quelle fisiche. Una di esse, per eccellenza, è la cattiva, se non pessima, impressione che ricavano sia gli italiani che, in breve tempo ,chiunque venga a contatto con la realtà di quà dalle Alpi è in grado di fare. In un modo o nell’altro, chi ha contatti con lo Stivale- l’accostamento è purtroppo dovuto, soprattutto se gli interlocutori che si propongono fanno parte della classe politica- i mostri sacri dell’imprenditoria e altra gente di pari levatura (è necessaria ancora una volta la chiosa “solo per modo di dire”), si accorgono che, così facendo, il rischio di rimetterci “terzi e capitale” è più di una diceria dell’Untore. L’ espressione tra virgolette in campagna è la versione rustica di interessi più sorta capitale. Bisogna scendere nel merito di alcuni episodi del fotoromanzo che, ormai da tanti giorni, stanno facendo sponda alla ormai più che diffusa, probabilmente abusata, telenovela ministeriale- il caso vuole che a Napoli Ministeriale sia il nome di un dolce- è opportuno rivolgere l’ attenzione a alcuni Sepolcri Imbiancati. La gloriosa Fabbrica Italiana Automobili Torino, la FIAT, arcinota a livello internazionale, é arrivata dove, mai prima d’ora era stata portata. Da orgoglio nazionale è arrivata a essere un esempio da non imitare di fare impresa a ogni latitudine. Per gli azionisti essa sta costituendo una perdita, non solo di prestigio, ma anche di asset, tale da tenere con il fiato sospeso, oltre che gli azionisti di piccola caratura, anche quelli di riferimento. Esso, per vie traverse, va a collegarsi con la famiglia Agnelli, rectius con quanto è rimasto della stessa. I problemi di quella che fu una grande azienda possono essere riassunti in una breve espressione :mala gestito. Molto probabilmente quella stessa é stata causata dal management inadeguato, comprendente anche esterni, da anni sempre più presente in quella realtà. Più semplicemente, ancora una volta alla generazione di Razza Padrona- quella dell’Avvocato e dei suoi fratelli- ne è succeduta una che è preferibile non definire. Una delle tante leggende che circolano intorno a quello che creò il tempio della finanza italiana e ne fu presidente vita natural durante, Enrico Cuccia, riguarda la sua schiettezza. Ai tempi della prima crisi energetica, primi anni ’70, non chè del matrimonio che non si sarebbe dovuto fare tra quell’azienda italiana e il Governo libico con il beneplacito del colonnello Gheddafi, l’ Avvocato e suo fratello il Dottore si recarono per consiglio dal Presidente di Mediobanca. Tolta l’udienza, congedando i suoi ospiti, Cuccia, rivolgendosi al più grande dei fratelli, Giovanni, disse che, fin quando fosse rimasto lui alla guida di Mirafiori e di tutto il resto, avrebbe potuto contare su di lui. Solo per ricordo, il candidato a succedere all’ Avvocato fu per lungo tempo il Dottore suo fratello, poi il disegno non si concretò per la scomparsa di Umberto. Arrivando all’attualità, gli Elkann imparentatisi con gli Agnelli con il matrimonio di due esponenti, i genitori dell’attuale presidente di quello strano connubio franco italiano americano che è Stellantis, sempre più assiduamente frequentino
le aule dei tribunali internazionali. Non solo per questioni ereditarie, quanto per super marachelle fiscali che avrebbero commesso una volta entrati nella stanza dei bottoni. E pensare che negli anni ’70, una loro prozia, Susanna, sorella del nonno Giovanni, diede alle stampe un libro autobiografico dal titolo accattivante: “Vestivamo alla marinara”. L’ autrice racconta tra l’ altro che le bambinaie che avevano il compito di accompagnare lei e i suoi fratelli, prima di arrivare dove erano diretti, raccomandavano loro di comportarsi bene, non dimenticando di aggiungere, sempre in inglese, che dovevano ricordare sempre di far parte della famiglia Agnelli. Oggi non sarebbe sbagliato aggiungere l’espressione papalina “sic transit gloria mundi”, la fama su questo mondo sparisce in fretta.

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