giovedì, Settembre 19, 2024
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La fine del destra-centro: cosa vuole davvero Marina Berlusconi

di Giovanni Pizzo

In principio, molto prosaicamente, ci fu il verbo di Marina Berlusconi. Era il 26 giugno, con quel proclama ideologico politico è cominciato il décalage del destra-centro a trazione meloniana. C’erano state delle avvisaglie di rotture fra i due fronti, il tentativo, poi ritirato ed oggi riproposto, di tassare gli extraprofitti delle banche, tra cui Mediolanum, il fuori onda di Giambruno a Striscia la notizia che ha condotto la Meloni alla separazione, ma il pamphlet di Marina ha un senso di spartiacque fra la residualità della vecchia coalizione, che al comando di Giorgia ha vinto le elezioni, ed una robusta correzione di rotta che può farla implodere. In mezzo c’è stata un’estate di passione, tra dossieraggi, indagini fantasma, separazioni repentine, scandali pruriginosi, ministeri in subbuglio. Il colpo da maestra, figlia di suo padre, è la visita dell’uomo del giorno,  un giorno sempiterno: Mario Draghi a casa di Marina a Milano, con Gianni Letta gran cerimoniere. Perché tutto questo? ci si potrebbe chiedere. Perché dietro la classe dirigente politica c’è un paese reale, imprese, reti che non si sentono sufficientemente rappresentate, in questa esclusiva cultura di destra-centro. Alcuni in maniera riduttiva e personale riducono questa azione di distinguo e attacco della famiglia Berlusconi a dinamiche personali di vendetta per come è stato maltrattato, secondo loro, ma non solo, dai giovani rampanti della destra il padre Silvio. Altri ci vedono un disegno economico, legato ad un quadro politico, riguardante la nascita di un nuovo polo delle comunicazioni di livello continentale che è allineato alla maggioranza Ursula ed ai soggetti politici retrostanti, in cui la Meloni non è annoverata. 

Fatto sta che l’asse di stabilità si è invertito ed il governo sta scivolando, senza che nemmeno sia iniziata la guerra della finanziaria. In questo quadro ulteriori colpi saranno dati dell’esito del processo a Salvini – dopo quello a Toti terminato con un patteggiamento colpevole – e della fronda a destra mossa da Vannacci, che può prosciugare elettorato sia alla Lega sia a Fratelli d’Italia. In più arriveranno le divaricazioni referendarie sull’autonomia differenziata e sulle elezioni amministrative prossime. Inoltre ci sono alcuni indizi spia dell’arrivo delle elezioni anticipate. Renzi, Costa, Carfagna e Gelmini si stanno riposizionando. Sono persone con esperienza governativa, abituate a sentire il vento elettorale, che come la tempesta sul Danubio può provocare danni alle persone che non cercano un riparo.

Questa coalizione sembra arrivata al capolinea, tenuta insieme solo da posti di potere, che però sono alla mercé della prima Boccia, guidata o meno che passa. Gli errori umani sono comprensibili,  ma la sceneggiata di Sangiuliano al Tg1, o la chiamata di Correo a Salvini, hanno dimostrato la totale friabilità politica di questa coalizione. La clessidra del potere sembra sciorinare gli ultimi granelli, non è la prima ne sarà l’ultima volta. Solo Silvio Berlusconi è arrivato al termine di una legislatura, e sembra che sua figlia Marina intenda tutelare il record paterno.
 

 
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