domenica, Settembre 8, 2024
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Iran – Analisi critica

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Non sempre è necessario far ricorso agli effetti speciali: tavolta, a sostituirli, è il caso.

Quanto è accaduto ieri a cavallo di due stati mediorientali, l’Iran e l’Azerbajan, sta rimettendo sotto la luce dei riflettori i problemi delle relazioni tra le nazioni di quella parte del mondo.

Per maggior precisione, l’attenzione dell’Occidente si sta concentrando ancor più sulle forme di governo che quegli Stati stanno adottando sempre più. Solo per dovizia di particolari, non è la tragica scomparsa di uno o più leaders iraniani a sollevare dubbi sulle possibili modalità di entrata nella sala di comando di chi li sostituirá.

Quei personaggi sono usciti dalla compagine di governo solo per fatalità. L’accaduto di domenica può essere comparato a qualcosa che ricorda, rimodulato nei limiti del possibile, quanto possa essere causato da un tipo di rovesciamento drastico di una formazione già al potere.

Lo stesso a volte è di tipo politico, con spargimento di sangue minimo, altre volte si spinge fino alla soppressione materiale di chi è stato esautorato. Tale breve presentazione di quanto è accaduto ai confini di quelle realtà politiche, già nelle prime ore di ieri hanno provocato una ridda di ipotesi e commenti di ogni genere. Quando sono svanite definitivamente le speranze di trovare ancora in vita qualcuno dei passeggeri di quell’elicottero, un solo pensiero ha iniziato a insediarsi tra quelli di chi, per qualunque motivo, è vicino, anche con solo con la mente, agli iraniani. Un popolo che, molti, ma non troppi anni fa, fu quello persiano e si distinse per diversi motivi. Il pungolo che, da subito, ha iniziato a dar tormento agli iraniani e al resto dell’umanità, non è affare di poco conto. Quella popolazione che, fino a metà del secolo scorso, riconosceva quale massima autorità lo Shah, titolo ereditario come quello di Re, che sedeva sul Trono del Pavone, ha già subito, in tre quarti di secolo, vicissitudini al limite del credibile.

Alla morte dello Shah, sul suo trono gli sarebbe succeduto il figlio maggiore. Con l’avvento della teocrazia, formalmente l’Iran, questo il nome che era stato dato nel frattempo a quella realtà geopolitica, si trovò a essere guidata da fanatici religiosi con potere di vita e di morte sulla popolazione. Si aggiunga anche padroni di comportarsi come avessero ritenuto opportuno, nelle relazioni con gli altri interlocutori del resto del mondo. Anche l’Italia è opportuno che tenga da subito nella massima considerazione la fornitura di idrocarburi estratti in quella regione. Non sará certamente paragonabile a fasciarsi la testa prima di essersela rotta, ma l’Italia, come molti altri paesi, anche se ridendo a denti stretti, dovrà fare buon viso a cattivo gioco al probabile stop all’ export di pistacchi da quel paese. Certamente i nuovi teocrati metterànno in atto decisioni del genere. Il Governo in carica dovrà invece porre la massima attenzione all’ evolversi di quel nuovo fronte di fuoco che, con buona probabilità, non tarderà a ravvivarsi.

L’Iran e chi ha rapporti con quel paese stanno marciando a piè sospinto incontro a un periodo nuovo che sa già di vecchio.

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