di Paolo Cagnoni
Nel 2006, la virologa Ilaria Capua si trovò al centro di una vicenda giudiziaria che avrebbe potuto costarle l’ergastolo. In un’intervista al Corriere della Sera, Capua ha raccontato uno dei momenti più difficili della sua vita, rivelando come, in quel periodo, abbia considerato la morte come una possibile via di fuga dalla situazione. “Quando la mia vita fu travolta”, ha spiegato la virologa, pensai alla morte come a una via d’uscita”, ha confessato.
L’indagine e il pensiero del suicidio
L’indagine risale al 2006. Capua fu accusata di traffico di virus e “diffusione di epidemia“, un crimine che poteva essere punito con l’ergastolo, e in passato, in alcuni Stati, addirittura con la pena di morte. Nonostante l’errore degli inquirenti, la pressione su di lei fu devastante. “Non posso dire di non aver pensato alla morte come una via d’uscita da quella situazione pazzesca”, ha spiegato, sottolineando come la sua vita professionale e la sua reputazione fossero state gravemente compromesse. “Era a rischio la mia vita professionale, la mia reputazione era a pezzi: insieme alla salute è il bene più prezioso di cui disponiamo”.
Un momento di grande dolore
Capua ha anche raccontato del profondo isolamento vissuto durante l’indagine: “Avevo la sensazione di non riuscire a far sentire la mia voce mentre un incendio mi spellava viva, come negli incubi notturni“.