lunedì, Settembre 16, 2024
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Il potere dell’ informazione, non solo oltrecortina dove ha i connotati del dogma

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Appunti e spunti da Ponte di Domenico Ocone 

 

Ieri l’ informazione ha avuto finalmente più occasioni per dare ai suoi fedeli fruitori di che servirsi per alleviare la tensione che da tempo li sta mettendo a dura prova. Le occasioni che hanno permesso alla stessa di fare quest’ opera di copertura, almeno temporanea, delle piaghe dolenti che costellano non solo l’Italia, sono state diverse e di più generi. È presumibile con fondatezza che le riprese e le interviste fatte nel corso della celeberrima notte degli Oscar a Hollywood abbiano tenuto banco nonostante che la differenza del fuso orario giocasse contro il desiderio comune a tanti abitanti del pianeta di seguire quello spettacolo tra gli spettacoli, senza essere necessariamente cinefili. Per tentare di comprendere da dove provenga l’esigenza di essere presenti a ogni costo, anche se a distanza, bisogna tornare indietro con la mente agli albori delle religioni. Fu allora che i sacerdoti di ciascuna di esse cominciarono a innalzare templi dove era praticato il culto delle divinità a cui erano votati.

Ognuno dei ministri dei vari culti cercava di superare per sfarzo e imponenza le realizzazioni dei suoi colleghi Fine ultimo di quella sfida in termini di sfoggio di pailettes o di altri berlocchi luccicanti della stessa specie, era quello di accogliere al loro interno e quindi convincere gli stessi a frequentare le loro cerimonie di culto. Faceva così in modo che essi rimanessero incantati e dimenticasserl per un lasso di tempo, anche se breve, i loro problemi. Più riuscivano a abbagliare, più probabilità avrebbero avuto di fare proseliti. Questo modo di fare nel tempo non ha mai smesso di essere praticato e di adattarsi alle circostanze qualora le stesse lo avessero permesso.

Passi per quanto è successo a Los Angeles, ma si potrebbe commettere quello che per i credenti è definito un “peccato di omissione”, se non si andasse oltre. Ciò avverrebbe nel caso non si facesse cenno a quanto è accaduto in Italia nelle stesse ore. Il campo di azione questa volta ha visto gareggiare, con discutibile correttezza, le varie frange della politica per la conquista della poltrona di Presidente della Regione Abruzzo. I cerimoniali delle votazioni regionali stanno riproponendo senza cambiamenti rilevanti quelli già proposti nelle passate tornate. Prima i duelli in punta di penna e di lingua tra i candidati, quindi la passerella delle massime cariche giunte da Roma per sottolineare le virtù e l’efficienza del loro candidato. A seguire, silenzio da venerdì santo fino alla vigilia, per poi spalancare la bocca un secondo dopo aver appreso la vittoria o la sconfitta. Proprio così, perché il vincitore starà ancora gongolando per la sua affermazione, mentre l’avversario starà ringraziando il suo elettorato, cercando di convincerlo che la sua non sia stata una sconfitta, come il risultato di un normale incontro che premia chi ha raggiunto il punteggio più alto. Probabilmente lo sconfitto non userà la stessa espressione, ma lascerà comunque intendere che la sua è stata una “mancata vittoria” e colorerà tale espressione con mille scusanti, concludendo che la prossima volta non andrà così. Nelle stesse ore il mondo ha continuato a girare e le sciagure umane sono continuate a verificarsi come nei giorni precedenti o con aumentata cruenza.

E’ credibile che se a un ucraino o a un israeliano, in una pausa dei combattimenti, venisse chiesto da uno o più professionisti dell’ informazione presenti sul campo, che ne pensasse delle votazioni in Abruzzo, sarebbe andata comunque male. Nella migliore delle ipotesi quello stesso sarebbe stato invitato lui a recarvisi perché l’ intervistato aveva ben altro a cui pensare. Nel caso quell’ assediato avesse un qualche uso di mondo e conoscesse quella regione, gli avrebbe chiesto di sollecitare l’invio di cibo perchè era, insieme ai compagni di sventura, più che affamato.

Senza dimenticare l’invio delle specialità gastronomiche locali.

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