di Luigi Mazzella
A ben riflettere, la perversa gestione democristiana del potere in Italia, oltre a essere palesemente diretta a favorire o rafforzare l’egemonia degli Anglo-americani sulla penisola, ha avuto, in buona sostanza, il solo effetto di aprire la strada alla vera e unica politica dell’intero Occidente: che è quella dello scontro, più o meno camuffato e nascosto, tra l’ala destra e quella sinistra dell’idealismo tedesco-hegeliano, di fine Ottocento.
L’Occidente, sul piano sostanziale, non ha mai conosciuto, infatti, alcun altro coflitto ideologico. Lo stesso cosiddetto “liberalismo occidentale” nasce e si muove nell’ambito dell’idealismo teutonico (quello di origini empiristiche o lockiano è finito sul nascere, da tempo, per morte prematura).
Anche l’apporto delle religioni dominanti si è mosso sulle medesime linee.
Quello dell’ebraismo è andato nel senso della dottrina del popolo eletto, guida di tutti gli abitanti del Pianeta, propria anche del nazi-fascismo.
Quello dei cristiani (cattolici, protestanti, eretici, scismatici etc) ha puntato a rafforzare l’idea dei social-comunisti sulla necessità di rendere uguali tutti gli esseri umani. Tertium non datur: a dispetto dei tanti tentativi di vaniloquio di uomini politici ossessionati dall’idea di dover dire necessariamente qualcosa di nuovo..
Ciò premesso, e considerato il persistente vitalismo nel Bel Paese del conflitto ideologico, tra (ex, post, neo) fascisti e socialcomunisti, mi chiedo se non sia il caso di risparmiare agli Italiani la celebrazione (commemorazione, memoria, ricordo) di tutti i misfatti attribuiti ufficialmente, negli anni, agli uni e agli altri.
Abbiamo sul Pianeta in Israele, in Ucraina fuochi veri. Quello divampato in Medio Oriente vede due popoli, quello ebreo e quello palestiese, entrambi credenti e fedeli dello stesso Dio Unico, che se le stanno dando di santa ragione, utilizzando tutte le invenzioni belliche, attribuite fideisticamente a Satana, decisi (più che mai prima) a giungere allo sterminio totale degli uni o degli altri. Ugualmente reale e distruttivo è il fuoco divampato tra i nostalgici delle due più assurde, feroci e totalizzanti ideologie europee mai apparse sul Pianeta, facenti capo, entrambe, al teutonico Hegel:id est. il post-comunismo ( ora ritenuto post-sovietico ma pur sempre russo) e il neo (inedito) nazi-fascismo ucraino dei battaglioni Azov (considerato il vero sostegno di Zelensky, insieme a quello Statunitense)
In presenza di conflitti tragici e reali, penso di potere osservare che è lecito chiedersi:
c’è proprio bisogno anche di fuochi d’artificio diretti a illuminare il podio dove salgono autorità e rappresentanti politici per rinfocolare uno odio che conserva inalterata tutta la sua ferocia e persistenza?
Commemorazioni che si ripetono con cadenza rituale (come i famosi ”Fuochi a mare” del romanzo di Michele Prisco) e in cui si sparano colpi sostanzialmente “a salve”, a mio giudizio, servono solo a farci dimenticare che è tutta da accertare la vera natura degli attentati ritenuti fascisti (per esempio, stazione di Bologna) e degli assassini attribuiti ai comunisti (per esempio, sequestro e omicidio di Aldo Moro).
A dispetto dell’ufficialità, infatti, e dei suoi risultati dati in pasto alla pubblica opinione, c’è gente senza i paraocchi, che ritiene gli uni e gli altri diretti a destabilizzare il Paese per favorirne la sua “coloniale” dipendenza dagli Stati egemoni dell’Occidente.
Se ciò fosse vero (e il dubbio è più che legittimo) appare una prava usanza stimolare l’ausilio della memoria per rinfocolare un odio tra connazionali e distrarre l’attenzione da chi vuole impedrirci, nel suo palese interesse, di crescere.
Esso sembra destinato unicamente a rinverdire lo scontro fazioso tra i due “fratelli-coltelli” dell’idealismo tedesco di fine Ottocento, che purtroppo sono ancora vivi in Italia, sia pure con forme, striscianti e camuffate, di precaria e minoritaria esistenza (in grado, tuttavia, di consentire loro di governare, alternativamente, il Paese, grazie a un truffaldino e illogico marchingegno elettorale che trasforma, con perversa magìa, in maggioranza una palese minoranza).