venerdì, Settembre 20, 2024
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Il 2024, anno bisestile, è a circa un terzo della sua durata

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Uno sguardo da Ponte

Probabilmente l’anno in corso, al suo debutto, ha calzato le scarpe a rovescio. Secondo la vulgata di quanti vivono nel “vicinato di fuori”, i contadini, se accade a qualcuno di loro una confusione del genere, questi si rassegna a credere che per lui, in quel giorno, niente andrà per il verso giusto. Così, per solo divertissement, non si può certo affermare che da tempo sul pianeta spirino venti a favore e che l’Italia si differenzi sostanzialmente dal resto del mondo. Così ieri, nella civile quanto attiva Romagna, si è compiuta l’ennesima tragedia sul lavoro a seguito di un disastro.

Lo stesso, uno scoppio seguito da un incendio, si è verificato in una centrale sotterranea dell’ENEL. Fino a all’ora dell’esplosione sembra che non abbia dato alcun segno di pericolo imminente. Dispiace constatare che quell’evento non è stato l’ultimo della serie nera di incidenti sul lavoro che da tempo si è concentrata in modo particolarmente cruento sul Paese. Come sempre quanti dovrebbero far si che nella gestione di quella materia accada una drastica riduzione di tali incidenti, si comportino come li descrive il personaggio della canzone di De André.

Questi racconta che gli stessi “si costernano, si infuriano e si indignano, per gettare poi la spugna con gran dignità”. Tanto è riferito allo Stato, più correttamente alla sua “macchina”, la tristemente nota burocrazia. La parte più assurda e sconsolante di tragedie come quella di Suviana e tante altre, è che sollevano un polverone quando accadono e anche per un pò di tempo a seguire. Qualche giorno dopo che il maroso si sarà calmato, si ritornerà a divagare su come limitare orrori del genere.

A questo punto dovrebbe soccorrere una osservazione che lascia pochi dei suoi lati sotto le tendine oscuranti. Il numero di quelle vittime non potrà mai essere azzerato. Le sorprese che riserva la natura non potranno essere mai regimentate, pena l’ampliamento della loro portata in un tempo successivo indefinito e indefinibile. Rispettare gli eventi è invece d’obbligo e, in determinati casi come per il vento e le onde del mare e altri espressioni del genere del sistema pianeta, l’umanità molto spesso può trarne vantaggi. La conoscenza di applicazioni del genere non è dell’ultim’ ora e non si può dire che la conoscenza di quell’ aiuto naturale fosse d’ uso solo talvolta. Un esempio di far buon impiego del vento si può rinvenire già nel secolo VIII°, riflettendo sull’ operato dei marinai genovesi.

Quelli tra di loro che trasportavano con i velieri merci verso e da i porti di Sardegna e Corsica, avevano messo a punto una serie di manovre che permettevano loro di navigare anche controvento. Chi poi ha avuto modo di studiare quei comportamenti, ne ha ricavato che quelle tecniche altro non erano che la messa in pratica di leggi della fisica. Limite di tale modo di andar per mare era quello di non superare mai determinati modi di procedere delle imbarcazioni, pena il naufragio.

Cosa accadrà da ora in poi nel mondo del lavoro è meglio non provare nemmeno a immaginarlo: troppi bis in idem non fanno sperare in bene. Per completezza, è altrettanto opportuno non tirare in ballo “l’anno bisesto, anno funesto”.

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