lunedì, Settembre 16, 2024
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Giovanissimi, adescati sul Web e armati di coltello. I nuovi terroristi spaventano l’Europa

di Paolo Cagnoni

 

L’attentato che ha colpito Solingen, in Germania, e che è costato la vita a 3 persone mentre altre 8 sono rimaste gravemente ferite, ha sollevato il velo su una questione che solo i più ingenui pensavano di essersi lasciati alle spalle. Quella dei terroristi islamici pronti a entrare in azione e dei possibili attentati in terra europea. E’ abbastanza evidente che le istruzioni impartite alle Forze dell’Ordine e agli organi di informazione è quello di minimizzare, nei casi dubbi, possibili episodi legati al terrorismo per non creare panico. Il gravissimo attacco, compiuto da un cittadino siriano in attesa di asilo, che ha colpito un raduno di cristiani nella città tedesca, però, è stato troppo eclatante – nei modi e nelle conseguenze – per non preoccupare cittadini e investigatori. Questi ultimi hanno lanciato l’allarme: ora il pericolo non viene soltanto da individui adulti, spesso addestrati per compiere attentati e più facilmente riconducibili ai gruppi terroristici. La nuova minaccia verrebbe invece da giovani e giovanissimi (si parla addiritturra di 13enni) che, adescati sul Web, verrebbero radicalizzati dai “signori del terrorismo” e poi addestrati in pochi giorni per colpire. E non con esplosivi o armi da fuoco, ma con semplici coltelli. Questa tipologia di reclutamento e di azione rende molto più difficile intercettare le minacce e individuare i terroristi prima che entrino in azione.

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Prima di Solingen, un attacco di questo tipo si registrò un anno fa ad Alcegiras, quando un uomo entrò in due Chiese, ferì gravemente un sacerdote e uccise una persona. Altri due casi si sono verificati in Portogallo e in Inghilterra. L’Isis sembra dunque aver cambiato strategia, anche a causa del gran lavoro preventivo delle Forze dell’Ordine che rende più difficile organizzare stragi come quella del Bataclan. In Europa, l’antidoto alla nuova ondata di paura sono le espulsioni preventive di individui sospettati di essere potenziali armi in mano all’Isis. Dal 2015 a oggi, i cittadini stranieri espulsi sono stati 792, più di 120 negli ultimi 18 mesi, come riporta Giuliano Foschini su Repubblica. Dopo l’attacco di Hamas a Israele avvenuto lo scorso 7 Ottobre, in tutto il mondo si è assistito a un innalzamento dei livelli di sicurezza. Il che, spiega Foschini, crea però un problema di democrazia. “Se passa il principio che con nulla si può cacciare via qualcuno da un territorio”, ha spiegato a Repubblica un investigatore esperto, “sappiamo dove si comincia ma non dove si finisce“.

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“In Italia le espulsioni sono regolamentate da norme e procedure chiare”, spiega Repubblica. “Che hanno consentito alle nostre forze di Polizia di intervenire prima che potesse essere accesa la miccia“. In questi anni il nostro Paese è stato al riparo da gravi episodi di sangue grazie alla prevenzione e al fatto che le comunità islamiche di seconda generazione non sono radicalizzate come in altri Paesi europei. “Repubblica aveva raccontato i profili di alcuni degli espulsi nel 2024“, spiega il quotidiano romano. “C’era il 28enne gambiano che aveva partecipato al campo di addestramento dell’Isis e che in carcere conservava una foto delle Twin Towers… o un 29enne tunisino, in carcere per piccoli reati, che era pronto a colpire appena libero”. O ancora “un 24 enne egiziano che aveva creato una serie di gruppi Whatsapp per diffondere materiale jihadista e trovare nuovi combattenti”. Tutti potenziali terroristi che, in un modo o nell’altro, si esponevano o erano tracciabili. Ora, con la nuova campagna di reclutamento dell’Isis, tutto questo potrebbe diventare più imprevedibile e difficile da anticipare. E i pericoli potrebbero aumentare.

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