venerdì, Settembre 20, 2024
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Fine vita, l’apertura del Vaticano: “Idratazione e alimentazione si possono sospendere”

 

“Bisogna trovare un punto di mediazione accettabile su ipotesi differenti” in merito al suicidio assistito e alla possibilità di sospendere alimentazione e idratazione ai pazienti in fin di vita. E’ forse questo il punto cardine del nuovo documento della Pontificia Accademia per la Vita, l’organismo che si occupa di questioni bioetiche per conto della Santa Sede. Una nuova, e in parte sorprendente apertura su alcuni temi che da tempo fanno discutere non solo in Vaticano, ma all’interno delle stesse società complesse e pluraliste in cui viviamo. Le novità provenienti dall’interno della Chiesa sono contenute nel saggio “Piccolo lessico del fine vita“, pubblicato con la Libreria Editrice Vaticana. “Si tratta”, scrive Serenella Mattera su Repubblica, “di un vero e proprio glossario che – come si legge nell’introduzione di Monsignor Vincenzo Paglia – intende aiutare chi cerca di districarsi nella giungla di queste tematiche intricate, in modo da ridurre almeno quella componente di disaccordo che dipende da un uso impreciso delle nozioni implicate”. In parole povere, la Chiesa deve andare incontro almeno in parte al sentire comune. Una posizione che non piace ai cosiddetti “conservatori” cattolici, che ritengono certi temi non discutibili.

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La Pontificia Accademia, invece, da qualche mese ha suggerito un approccio “dialogante e non ideologico” su alcune problematiche. Fra le quali il suicidio assistito, la procreazione medicalmente assistita e la contraccezione. Nel saggio di 88 pagine appena pubblicato, non vi sono “rivoluzioni” su concetti come ad esempio l‘eutanasia, considerata inaccettabile anche perché “potrebbe provocare una sorta di richiesta indotta da parte di persone che, rese fragili dalla malattia, si sentono di peso per le loro famiglie e per la società”. Nello stesso tempo, l’organismo bioetico vaticano si schiera contro l’accanimento terapeutico. Ma le vere novità si trovano nei capitoli dedicati al suicidio assistito, all’alimentazione e idratazione e al biotestamento. Non tanto per un cambio di dottrina, ma perché, scrive ancora Repubblica, “ancora pochi anni fa nella Chiesa prevalevano posizioni più oltranziste”. Si devono leggere in questo senso le affermazioni sul mantenimento in vita dei pazienti in stato vegetativo. L’Accademia apre alla possibilità di interrompere “nutrizione e idratazione artificiali” rifacendosi al “criterio di proporzionalità dei trattamenti”, sottolineando come “non si tratta di semplici procedure assistenziali: il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente che rifiuti (nutrizione artificiale e idratazione) con una consapevole e informata decisione anche anticipatamente espressa“.

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In pratica, si chiede di valutare caso per caso e di accettare le scelte del paziente. Il che non era in discussione nemmeno prima a dire il vero, la Chiesa poteva operare una moral suasion ma la decisione spettava comunque a medici e familiari. Ma questa apertura alla volontà individuale rappresenta comunque un cambiamento non indifferente. Da leggere fra le righe anche un altro passaggio del documento dell’Accademia Pontificia. Quello sul suicidio assistito, di cui viene sottolineata l’illiceità morale. Ma dopo che la Corte Costituzionale è intervenuta per fissare alcuni paletti e spronare il Parlamento a legiferare sulla materia “possono emergere”, si legge nel vademecum vaticano, “ragioni per interrogarsi se, in determinate circostanze, possono ammettersi mediazioni sul piano giuridico in una società pluralista e democratica, in cui anche i credenti sono chiamati a partecipare alla ricerca del bene comune che la legge intende promuovere”. Un punto ambiguo, che farà storcere il naso a molti che ne fanno una questione di coerenza nella Fede. E non mancheranno certamente le polemiche. Per l’Accademia, comunque, “contribuire a individuare un punto di mediazione accettabile fra posizioni differenti è, per i credenti, un modo per favorire un consolidamento della coesione sociale e una più ampia assunzione di responsabilità verso quei punti comuni che sono stati insieme raggiunti”.

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