giovedì, Settembre 19, 2024
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Dietro la parata la spaccatura sull’Europa: Mattarella e Meloni separati in casa

Il 2 giugno, festa della Repubblica italiana, quest’anno ha offerto un raro spettacolo di dissonanza politica degno di un teatro dell’assurdo. Tra bandiere sventolanti e parate militari, si è consumata in diretta una divisione palpabile tra il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Giorgia Meloni, con un fervore che avrebbe fatto invidia ai nazionalisti d’antan, ha declamato: “Questa è la festa del nostro orgoglio!” Con una retorica carica di nostalgia per un’Europa dei tempi andati, Meloni ha rispolverato l’idea di una comunità basata sulla forza degli stati nazionali. Il sottotesto? Un velato rimprovero all’Unione Europea attuale, dipinta come un mostro burocratico che ha perso di vista la sua essenza originaria. Una mossa astuta, se non fosse che odorava più di campagna elettorale che di sincero patriottismo.

Dall’altra parte, il Presidente Mattarella ha lanciato un messaggio altrettanto chiaro, seppur rivestito della sua solita pacatezza istituzionale: “I Padri della Patria sognavano un’Italia aperta all’Europa.” Tradotto dal linguaggio diplomatico: meno sovranismo da operetta e più serietà nell’affrontare le sfide globali. Una stoccata elegante ma inequivocabile, che sottolineava quanto l’isolazionismo propugnato da Meloni fosse lontano dallo spirito originario della Repubblica.

Il risultato? Un 2 giugno che ha messo in scena una rappresentazione quasi surreale della nostra politica interna. Da un lato, Meloni, nostalgica e combattiva, che sembra voler resuscitare un nazionalismo polveroso; dall’altro, Mattarella, saldo e lungimirante, che predica apertura e cooperazione. Due visioni così distanti da far pensare che i due abbiano assistito a due lezioni di storia completamente diverse.

Mentre il pubblico osservava stupefatto questo scambio di frecciatine istituzionali, il vero messaggio era chiaro: la nostra classe politica è ancora intrappolata in vecchi schemi di pensiero, incapace di trovare una sintesi che guardi al futuro. Il 2 giugno, invece di celebrare l’unità, è diventato il palcoscenico di una spaccatura profonda. Un’ironia amara, se si pensa che proprio la Repubblica dovrebbe rappresentare la coesione e la concordia nazionale.

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