venerdì, Settembre 20, 2024
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Conte incassa il Movimento che Grillo cambiò

di Gianluigi Paragone

..E venne Conte che si mangiò Grillo, che cannibalizzò Casaleggio jr, che non fermò Di Maio… Potrebbe essere una filastrocca tipo la Fiera dell’Est e verrebbe pure bene, oltre che raccontare molto di quel che sta accadendo.

L’altra sera Mentana ha mandato in onda un sondaggio Swg per cui Conte supera Grillo nel gradimento degli elettori pentastellati, quelli che un tempo avremmo chiamato “i grillini”. Ma Beppe ormai è in affanno, costretto al bluff di post scritti su un sito che non vede nemmeno lontanamente i fasti di quel blog che, ai tempi di Gianroberto Casaleggio, faceva girare la politica e pure la testa. Era il blog delle stelle. Qui, invece, le stelle rischia di vederle Beppe, nel senso che si sta facendo parecchio male.
Cosa sta accadendo? L’allineamento perfetto di quei fattori devastanti: il rancore (tu non mi porti rispetto) e i soldi (ti cancello il contratto). Il resto è accessorio. La modifica delle regole, a chi spetta l’ultima parola, i punti intoccabili della identità movimentista: sono tutte delle gran belle favole consolatorie ai margini della leadership e del ruolo politico che si deve giocare. Le regole sono state cambiate tante volte e tante volte agli iscritti è stato fatto credere di partecipare dal basso al processo decisionale quando invece era stato già deciso tutto prima di essere portato nella grande arena referendaria con domande scritte con le migliori formule manipolatorie. La regola del secondo mandato era già stata toccata, così come il simbolo; e Casaleggio padre sapeva benissimo che ogni precedente sarebbe pesato anche per cambiamenti futuri.

 

Conte vincerà la sfida perché è molto più lucido ed è pratico del Palazzo: non ci può essere un altro Movimento diverso da quello contiano e gli elettori – quelli che sono rimasti – ne sono consapevoli. Grillo perderà e a nulla varrà il tentativo di calamitare il malcontento delle vecchie glorie: anche laddove, per assurdo, vincesse un contenzioso, quel soggetto politico non avrebbe spazi di manovra. A meno che non fosse direttamente Di Battista a diventare il leader di una cosmesi profonda, ma in tal caso dovrebbe uccidere Beppe e sarebbe punto e a capo. Anche la storia del M5S infatti ha il suo bel mausoleo di vittime del killeraggio politico: Davide Casaleggio per esempio è stato fatto fuori nel peggiore dei modi. Beppe Grillo non è estraneo al killeraggio e attuava allora lo stesso schema di oggi: io sono il Movimento, io non posso essere messo in discussione. Casaleggio jr. non era così convinto di un governo col Pd dopo l’esperienza con la Lega, avrebbe preferito tornare al voto secondo la buona regola che dare la parola al popolo livella ogni questione. Invece prevalse la linea Grillo, il quale aveva trovato in Conte e Fico la sponda perfetta con il Pd, rinnegando tutto quel che lo stesso Beppe disse negli anni del grillismo dilagante, per il cui linguaggio impetuoso oggi chiede (ragionevolmente) la conservazione della manleva. E dopo l’alleanza con la sinistra, Grillo fece anche quella con Draghi, “il primo grillino”…

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