lunedì, Settembre 16, 2024
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Concorsi truccati, condannato l’infettivologo Massimo Galli a 1 anno e 4 mesi per falso ideologico

Il professore Massimo Galli è stato condannato a un anno e quattro mesi per falso, ma assolto dall’accusa di turbativa con la formula “perché il fatto non sussiste”, in relazione al concorso del febbraio 2020 per la cattedra di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente all’Università Statale di Milano. La sentenza è stata emessa nonostante l’accusa, sostenuta dai pm Carlo Scalas e Eugenia Baj Macario, avesse chiesto una condanna a un anno e dieci mesi per Galli e un anno e sei mesi per il collega e collaboratore Agostino Riva, che è stato invece assolto. “Sul falso l’unica cosa che mi sento di ammettere è di aver dimenticato di correggere un orario”. Così Galli, commentando la sentenza.  Il professore, che ha detto di essere “assolutamente sereno”, ha aggiunto: “se per chiudere la questione bisognava avere una condanna per qualcosa, evidentemente restava solo la possibilità del falso”. L’infettivologo ha annunciato che presenterà ricorso in appello. 

Secondo l’accusa, Galli avrebbe influenzato il concorso in qualità di componente della commissione giudicatrice, alterando il verbale di valutazione dei candidati. Il documento con i punteggi attribuiti sarebbe stato presentato come il risultato di una riunione collegiale da remoto tenutasi nel febbraio 2020, ma in realtà sarebbe stato modificato successivamente. Galli avrebbe così favorito Riva, escludendo Massimo Puoti, direttore di struttura complessa di malattie infettive dell’ospedale Niguarda. L’avvocato Luca Troyer, legale di Riva, aveva spiegato in udienza, chiedendo l’assoluzione del suo assistito, che “l’idea di Galli era di lasciare un elemento di continuità. Il suo era un interesse pubblico, clinico e scientifico, l’interesse che un metodo di ricerca scientifica andasse avanti”.

E dopo l’ultima udienza prima della sentenza, ai cronisti aveva ulteriormente spiegato le ragioni della sua scelta. Io credo che il sistema dei concorsi universitari abbia dei seri problemi, che comunque dovranno essere affrontati, vanno stabilite quali siano le responsabilità e le possibilità che gli atenei possono avere per decidere gli arruolamenti. Ma non è comunque questo l’oggetto di questo processo. Come ho già mille volte ribadito – aveva aggiunto Galli – questa è una vicenda per me kafkiana, una situazione assai fastidiosa, perché io ho agito secondo scienza e coscienza e in quel concorso ha vinto la persona migliore per quella posizione”.
 

 
 
 
 
 

 

 
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