giovedì, Settembre 19, 2024
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C’è un “killer silenzioso” negli ospedali italiani: “70.000 morti all’anno”

Cosa rivela l’ultimo rapporto e quali sono le cause

 di Gabriele Angelini

C’è un dato che fa davvero spavento sulla sanità italiana. Oltre quello dei tagli, certo. Secondo il rapporto dell’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ogni anno 4,3 milioni di pazienti ricoverati negli ospedali dell’UE contraggono almeno un’infezione associata all’assistenza sanitaria durante la loro degenza in ospedale. In questo scenario, l’Italia registra uno dei peggiori dati dopo il Portogallo. In Italia, infatti, nel periodo 2022-2023, circa 430 mila persone hanno contratto un’infezione durante un ricovero ospedaliero. Di questi – stando ai dati del Sole 24 Ore che cita il “Libro bianco” realizzato dall’Osservatorio nazionale sull’antimicrobico resistenza (Onsar) – sono state 70mila, solo nel 2020, le morti per sepsi, pari a 200 decessi al giorno. Anche il dato sui morti per infezioni ospedaliere ci rende la maglia nera d’Europa. Numeri allarmanti e che fanno davvero impressione. Si tratta dell’8,2% del totale, un dato ben superiore alla media europea (che si attesta attorno al 6,5%) e peggior dato del continente, secondo solamente al Portogallo (8,9%). Ma come è possibile? Secondo le stime, il 20% delle infezioni è ritenuta prevenibile mettendo in pratica interventi semplici quali il lavaggio delle mani, ma anche più complessi, come garantire un numero adeguato di camere singole e personale specializzato. Ma c’è anche un altro dato negativo: l’Italia registra anche una percentuale di utilizzo di antibiotici in un contesto ospedaliero (44,7%) molto più alta di quella comunitaria (33,7%). 

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Le infezioni più diffuse sono state, nell’ordine, quelle del tratto respiratorio – che in totale hanno costituito quasi un terzo di tutte le infezioni segnalate – le infezioni del tratto urinario, quelle del sito chirurgico, del flusso sanguigno e le infezioni gastrointestinali. Riguardo agli antibiotici, invece, nel 2022-2023, il 35,5% dei pazienti ha ricevuto almeno un agente antimicrobico, rispetto al 32,9% del periodo 2016-2017. Il rapporto indica dunque la necessità di implementare i programmi e le misure di prevenzione e igiene negli ospedali europei, soprattutto per le infezioni virali respiratorie. Queste includono test precoci per la diagnosi tempestiva delle infezioni virali respiratorie seguiti dall’applicazione di precauzioni basate sulla trasmissione. 

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Secondo la direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), Andrea Ammon, “Le infezioni ospedaliere rappresentano una sfida significativa per la sicurezza dei pazienti negli ospedali di tutta Europa. Questi numeri recenti evidenziano l’urgente necessità di ulteriori azioni per mitigare questa minaccia”. Ha poi sintetizzato la direttrice: “Dando priorità alle politiche e alle pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni, nonché alla gestione antimicrobica e al miglioramento della sorveglianza, possiamo combattere efficacemente la diffusione di queste infezioni e proteggere la salute dei pazienti nell’UE/SEE.

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