lunedì, Ottobre 7, 2024
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C’è spione e spione

di Gianluca Paragone

La prima cosa che viene da dire è che evidentemente ci sono spioni e spioni. Lo spione su cui adesso sono puntati gli occhi pare che sia un genietto, si chiama Carmelo Miano, arrestato martedì scorso nella sua abitazione della Garbatella. A leggere le cronache del Corriere della Sera, per gli investigatori «è il più bravo mai visto in Italia» a mettere il naso illegalmente nelle reti informatiche e a “esfiltrare dati sensibili da sistemi giudiziari e sanitari”. Le carte ci dicono che “È il 21 maggio del 2021 quando, in un’attività «frenetica» Miano usa le password di un magistrato” – probabilmente della procura di Napoli – “per inserirsi nel portale giustizia”.

 
 

Corriere, Messaggero e altri ci fanno sapere notizie importanti: “Rampollo di una famiglia benestante, figlio di un funzionario sanitario, con una sorella minore che studia Medicina, Miano ha frequentato il liceo scientifico mostrando una passione sfrenata per la matematica e l’informatica”; ci raccontano di “una brutta storia di bullismo, di cui è rimasto vittima, che lo ha allontanato a lungo dai banchi di scuola. E lo ha spinto a chiudersi in casa. Davanti al pc”. Con qualche sbirciatina in un sito porno che lo ha incastrato. Altrimenti il Miano poteva continuare a catturare informazioni sensibili. “L’obiettivo adesso è capire per chi lavorasse e a chi girasse le informazioni sensibili”. “I file ritrovati sul suo pc sono solo una minima parte di quelli prelevati dai pc “target’, perché «era solito cancellarli dopo averli inviati all’esterno”. Inviarli a chi? Ecco la domanda che inquieta le redazioni: collaborava coi russi? Con chi? Secondo l’ordinanza: «L’indagato ha effettuato l’accesso al portale Russian Market99 il quale, da accertamenti Osint, risulterebbe essere un vero e proprio portale di e-Commerce del Criminal Hacking, dedicato alla vendita illegale di informazioni sensibili, come password, dati bancari e carte di credito, particolarmente orientato all’Italia».

 
 

Insomma, questo Miano è uno spione. Un pericoloso spione di cui ora si vuole sapere tutto, soprattutto per conto di chi operasse: certe informazioni non possono finire nelle mani sbagliate.
Ora, la domanda che qui al Tempo ci rivolgiamo: ma come? Sono giorni che ci occupiamo delle “spiate” di Pasquale Striano; sono giorni che ci occupiamo della rete entro la quale operava; sono giorni che poniamo domande al senatore Federico Cafiero De Raho, ex grande capo all’Antimafia (ottenendo finora solo una querela contro chi sta compiendo il mestiere di giornalista liberamente, come chiede il Capo dello Stato); sono giorni che tentiamo di accendere riflettori sugli accessi alle informazioni sensibili e sul come certe informazioni fossero finite sui giornali; sono giorni insomma che poniamo un problema serio, grave, sulla tenuta delle regole, ma pare che la vicenda sia considerata grave solo da pochi. E perché mai? Cosa non si vuole sapere?
Di là abbiamo un ragazzino col pallino dell’informatica e della matematica, di qua un ex militare della Guardia di Finanza che ha compiuto 230 mila accessi non autorizzati alle banche dati della Direzione Nazionale Antimafia. Solo noi vediamo le differenze e il differente pericolo?

 

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