giovedì, Ottobre 3, 2024
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Arrestato il Presidente della Provincia di Salerno Franco Alfieri

Nella mattinata odierna, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei confronti di 6 indagati a cui risultano contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, procedendo contestualmente al sequestro, nella forma diretta e per equivalente, di un ammontare superiore ai 543.000 euro; in particolare é stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di Franco Alfieri, attuale sindaco di Capaccio Paestum e Presidente della Provincia di Salerno, nonché la custodia domiciliare nei confronti di Vittorio De Rosa ed Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della DERVIT spa, Elvira Alfieri, legale rappresentante della ALFIERI IMPIANTI S.r.l. nonché sorella del sindaco, Andrea Campanile, dipendente del comune di Capaccio facente parte dello staff del Sindaco, e Carmine Greco, responsabile tecnico del comune di Capaccio nonché RUP dei procedimenti di cui alle contestazioni.

Le indagini, condotte congiuntamente dal Gruppo della Guardia di Finanza di Eboli e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno, hanno riguardato alcune procedure di affidamento di lavori e, in particolare, quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale — 1° lotto funzionale” (CUP: H49J21012410004 — CIG: 9409921077)” e quella relativa ai “lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del Comune, con corpi illuminanti a LED e sistemi automatici di regolazione — telecontrollo e telegestione del flusso luminoso” (CUP: H44H23000190008 — CIG: AOOD85BB9C)”, entrambe bandite dal Comune di Capaccio Paestum ed aggiudicate dalla DERVIT Spa.

Secondo le risultanze investigative, condivise dal gip che ha firmato il provvedimento, quell’appalto sarebbe stato manipolato dagli indagati per favorire l’aggiudicazione alla Dervit. La ricostruzione si basa essenzialmente su intercettazioni e sugli esiti dell’esame della documentazione, anche informatica, acquisita nel corso di perquisizioni svolte il 30 gennaio 2024. Nel dettaglio, Campanile e D’Auria, operando rispettivamente per conto di Franco Alfieri e di Vittorio De Rosa (rappresentante legale della Dervit), molto tempo prima dell’indizione delle gare avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto, tempi e costi degli interventi e tutti gli altri dettagli, sicuri che gli appalti sarebbero stati affidati alla Dervit; la società, tramite propaggini organizzative, avrebbe provveduto alla materiale redazione degli atti delle due procedure a seguito degli accordi tra i due.

Carmine Greco, su mandato del sindaco Alfieri, avrebbe conferito un incarico in una delle procedure ad un professionista esterno, affinché questi firmasse gli atti che erano stati redatti dalla Dervit, assumendosi la paternità dell’elaborato e ricevendo come pagamento circa 70mila euro, poi materialmente non corrisposti. In un altra procedura Greco si era assunto personalmente la paternità degli atti, che sarebbero stati anche in quel caso predisposti dalla Dervit. Infine, l’uomo avrebbe fatto in modo che gli altri partecipanti alla gara d’appalto fossero società compiacenti o prive dei requisiti, per “blindare” l’aggiudicazione alla Dervit.

Un ulteriore profilo di illegittimità, si legge nella nota diffusa dalla Procura a firma del procuratore Giuseppe Borrelli, è stato individuato nel ricorso ad una procedura di gara, il cui vincitore sarebbe stato deciso in anticipo, aggiudicata con un ribasso del prezzo a basse d’asta che era stato del 17% nella prima gara e del 5% nella seconda, “benché la DERVIT S.p.A., peraltro in ATI con altra impresa, fosse già stata incaricata della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di illuminazione del comune di Capaccio con contratto di concessione che prevedeva che qualsiasi intervento, anche innovativo, sull’impianto di illuminazione stesso, dovesse essere svolto dall’ATI, con un ribasso pari al 33%”

 

 

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