lunedì, Settembre 16, 2024
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Antonio Conte, la presentazione a Palazzo Reale: accolto da eroe a Napoli

Il 26 giugno, a Palazzo Reale, alle 15:15 si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di Antonio Conte, nuovo allenatore del Napoli calcio. Il CT ha ringraziato tutti per la calorosa accoglienza, mai ricevuta nella sua vita e ha spiegato come sarà il suo Napoli:

Che faccia avrà il mio Napoli? Una faccia incazzata, dev’essere chiaro. Veniamo da un’annata in cui tante cose non sono andate nel verso giusto: dovremo avere una faccia arrabbiata, voglia di rivalsa in campo e sotto tutti i punti di vista, anche comportamentale“.

Come mi ha convinto De Laurentiis? Io sono un uomo del Sud, conservo le mie origini e le mie radici. So cosa significa vivere al Sud, cosa rappresenta il calcio per il Sud. Per me è un ritorno a casa, da allenatore di una grande squadra del Sud. Per me è una grandissima soddisfazione tornare al Sud da allenatore della squadra che rappresenta il meridione”.

“Quanto tempo servirà per vedere i primi risultati? Il presidente mi ha parlato di ricostruzione di fondamenta importanti, per cercare di essere competitivi. Chi ha tempo non aspetti tempo, se mi chiedete allora io già domani partirei subito a fare battaglia sotto ogni punto di vista. Poi serve essere realisti, tenere conto che due anni fa si è vinto lo scudetto, e la cosa più imminente su cui riflettere è il presente, è una squadra finita a 40 punti da chi ha vinto il campionato ed è fuori dall’Europa dopo 14 anni. Sono dati da mettere la testa sotto la sabbia, c’è un progetto: non possiamo secondo me competere con le solite note per il monte ingaggi, per investimenti, parliamo di altre realtà. Ma possiamo creare basi solide con il lavoro e la cultura del lavoro, la voglia, il sacrificio. Quando ho detto ‘amma faticà’, non ci deve combattere nessuno. Se qualcuno pensa di essere più forte per monte ingaggi ed investimenti, ci sono realtà diverse. Ma sulla cultura del lavoro e sulla voglia di vincere ed ammazzare sportivamente l’avversario nessuno ci è davanti. E così possiamo colmare il gap con le altre. Io non ho tanta pazienza”.

“Quello che non posso promettere è la vittoria, vince solo una squadra, ma posso promettere che inizieremo un percorso in cui dovremo essere competitivi per vincere: è molto difficile perché vince solo una squadra, serve testa bassa e pedalare, parlare poco. Servono solo i fatti, non i proclami e le chiacchiere. Sono una persona del fare, il dire o cercare di rendere l’aria fritta non sono il tipo. Non sono nemmeno troppo paziente, dobbiamo stare zitti e pedalare, cercare di recuperare ciò che abbiamo perso”.

“I numeri devono far fare riflessioni, il Napoli ha preso 48 gol e siamo finiti decimi. Il dato che lascia sconcertati sono i 27 gol presi al Maradona, una delle peggiori del campionato. Sicuramente bisogna trovare un equilibrio, non ho mai visto squadre che si qualificano per la Champions con delle difese che prendono tanti gol. Parto dal presupposto che dev’esserci sempre equilibrio, troppo offensivo o difensivo non porta da nessuna parte. Serve riequilibrare, fare riflessioni e capire la fase difensiva ed il lavoro di tutti. Facendo analisi dovremo portare correttivi”.

Kvaratskhelia rimane, sento tante cose ma sono stato categorico. Non vorrei che ci fosse un ritornello, anzi sia chiaro. Può giocare al massimo con un 3-4-2-1? Kvara ha caratteristiche importanti, è un giocatore che come lui ce ne sono sempre di meno: non è un capriccio volerlo tenere, è un giocatore forte come Di Lorenzo. Kvara è forte nell’uno contro uno, è un fantasista che crea situazioni sotto porta, fa assist. Quello che faremo con lui sarà esaltarlo, portarlo a volte dentro a volte sull’esterno. Io penso che se Kvara lo tieni sistematicamente dentro al campo un po’ perde quella sua libertà mentale: dobbiamo esaltare le sue caratteristiche come quelle di Politano, Ngonge, Lindstrom, giocatori che saltano l’uomo e che sanno giocare dentro al campo. L’idea tattica è molto chiara, dovremo solo decidere quando difendere con quattro o cinque difensori a seconda dell’avversario. La costruzione però sarà sempre molto simile”.

Raspadori e Folorunsho? Il mio compito è di farli crescere, loro come gli altri. L’obiettivo mio è cercare di migliorare tutti i calciatori della rosa, questo dev’essere chiaro. Ho sentito Folorunsho, è un ragazzo come Caprile che ha fatto un percorso importante: è passato per Bari, poi al Verona in Serie A. Ha qualità fisiche impressionanti, è uno dei giocatori di cui sono curioso di conoscere quanto prima. Raspadori è un calciatore che ha grandi qualità tecniche, ci può dare tanto e voglio conoscere anche lui quanto prima. Una cosa è vederli in televisione, una cosa è vederli da vicino, vedere la loro forza, lavorare sotto tanti punti di vista per renderli più forti: non deve però mancare la voglia di migliorare”.

 “Ibrahimovic? Io rispetto tutti, non ricordo bene cosa abbiano detto altri: io mi considero un manager gestionale e d’allenamento, magari da qualche altra parte questo ruolo poteva dare fastidio”.

Napoli la sfida più affascinante della mia carriera? Arriva nel momento giusto, penso di essere un allenatore che ha maturato esperienze, che mi portano ad affrontare questa affascinante sfida con grande entusiasmo e voglia. Più di una persona mi ha detto ‘ma non hai paura?’, gli ho risposto ‘e di che?’: è un piacere conoscendo le difficoltà di una sfida. Nessuno mi ha regalato nulla, ciò che mi sono conquistato l’ho fatto con sudore e fatica. Cerco di trasmetterlo a mia figlia e ai miei calciatori, abbiamo la fortuna ed il privilegio di avere talento, ma senza voglia di lavorare e sacrificarsi, l’ossessione di migliorarsi, non è niente. Questa sfida arriva al momento giusto, per me come persona e ho voglia di godermi questa passione e questo entusiasmo, cercando di ricambiarlo e sarà difficile (ride, ndr). Sono convinto di poterlo fare, ho sempre dato tutto”.

img 2977 (2)Un piccolo segreto del mio lavoro per dare la scossa? La leadership te la conquisti con l’esempio, la prima cosa che ho sempre fatto e che farò sarà dare l’esempio, dimostrare di essere pronto a dare tutto, a mettermi davanti a tutto e loro dovranno darmi tutto. Questa è la base, una cosa che mi fa arrabbiare è quando non vedo la maniera giusta, mi fa capire che qualcuno non è adatto al mio modo di pensare: all’inizio è sempre tutto rosa e fiori, tutti disponibili, ma durante il percorso ci sono difficoltà, fatiche, e tanti poi li perdi per strada. Io mi auguro di trovare tanti calciatori pronti a seguire un percorso, quando arrivi alla fine poi il percorso non lo abbandoni più. Mentalità è arrivare alla fine del percorso”.

Cosa fare nell’immediato? Bisogna essere equilibrati e trovare una giusta via di mezzo tra lo scudetto di due anni fa e lo scorso anno in cui siamo arrivati decimi. Dovremo essere equilibrati a capire, quest’anno sarà totalmente diverso. Il Napoli si è trovato a gestire la vittoria, gestirla è diverso dal pensarsi secondo, quinto. Quando vinci, le dinamiche cambiano: ci sono onori e oneri, sei bravo e bello ma poi devi affrontare cose. Dovremo far tesoro dell’anno scorso per cercare di capire che la vittoria noi dobbiamo ricercarla di nuovo, ed esser più bravi a gestirla. La gestione della vittoria non è stata buona, sotto tutti i punti di vista. Due anni fa tutti hanno vinto, lo scorso anno hanno perso tutti. Nessuno deve scendere dal carro in caso di vittoria o sconfitta, si deve far tesoro delle cadute. Sono sicuro che tutte le componenti avranno fatto tesoro di questo, per un nuovo percorso che speriamo possa portare ad una nuova vittoria”.

“Che messaggio mando ai miei avversari? Non è il momento di parlare, potremmo dire tante fesserie che ci tornerebbero in faccia. Oggi è il momento di fare, club, calciatori, allenatori, staff, magazzinieri. L’unica cosa che posso dire è che è il momento di fare, non di dire. Dobbiamo avere dentro la voglia di rivalsa, da esterno mi ha dato fastidio vedere ciò che è successo, quindi immagino la voglia di rivalsa all’interno. Non rinnego ciò che ho detto otto mesi fa a Trento, non voglio essere solo una statuina del presepe (ride, ndr). Voglio far parte della storia di Napoli, la statuina mi emoziona: ho ricevuto tanto ma non ho dato ancora niente ed è la prima volta che mi accade. Sono in forte debito nei vostri confronti”.

“Penso che l’obiettivo principale sia entrare nel cuore dei tifosi. Che io possa essere giochista o risultatista, sono sempre entrato nel cuore della gente. Significa che hanno apprezzato cosa facevo. Alla fine poi abbiamo comunque scritto qualche pezzo di storia, per me è comunque molto importante. Possiamo parlare di tutto e il contrario di tutto, poi ti giri e vedi Scudetto 22-23, Napoli. 23-24, Inter. E credo che questo sia molto importante. Spesso si va dietro al fumo, ma io non sono per il fumo, sono per i fatti. Di solito quando le squadre vincono, lo fanno sempre col miglior attacco e la miglior difesa”. 

“Cosa prometto al presidente? In primis lui è un tifoso del Napoli, inoltre poi lui è colui che ne risponde anche in chiave economica. La promessa che posso fare al presidente è quella di dirgli sempre la cosa che penso, non cambierò il mio modo di essere, sono una persona molto pulita. Come mi vedete. Se è blu, è blu per me, non è che vengono a dirti che è rosso. Io se devo dire qualcosa al presidente lo sa benissimo che gliela dirò direttamente. Anche in questi giorni penso che abbia apprezzato la mia spontaneità e il fatto di essere diretto. Alle chiacchiere preferisco i fatti, sotto tutti i punti di vista”.

Accetterò di perdere giocatori non motivati e che non vorrei perdere? Quello che mi auguro che possa cambiare nel mio percorso triennale a Napoli è che il Napoli venga visto come un passaggio ma come una meta. Altrimenti facciamo sempre discorsi su discorsi, un calciatore viene al Napoli perché sa di lottare per qualcosa di importante ogni anno. Deve sentirsi responsabile, se a uno viene il mal di pancia e non è contento sta con me ogni giorno, gli racconto due cose e mi faccio aiutare. Patti chiari e amicizia lunga, con il mio staff lavoreremo”.

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