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Alla scoperta dell’“oro bianco” di Gragnano

Adagiato alle pendici dei Monti Lattari, nel cuore della Campania, questo piccolo comune produce da quasi 500 anni la migliore pasta d’Italia.

Un  museo permette di scoprire la storia e la produzione di questo tesoro del gusto.

 

Emblema gastronomico italiano, la pasta ha il suo territorio d’eccellenza, situato a Gragnano , a metà strada tra Napoli e Sorrento .
Anche se il paese beneficia di un’indicazione geografica protetta (IGP) dal 2012, la sua attività molitoria risale all’antichità.

La sua verde vallata, oggi zona escursionistica, era punteggiata di mulini, alimentati da torrenti di acqua pura, che rifornivano di pane Pompei ed Ercolano. Successivamente in questi mulini venne prodotta la pasta di grano duro, prescritta prima per la cura delle febbri nel Medioevo, poi prodotta a scopo alimentare dagli abitanti più poveri.
Fu solo nel XIX secolo che Gragnano divenne la “città dei maccheroni”.

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Nel 1845 Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, in visita a Gragnano, assaggiò la famosa pasta. Visibilmente soddisfatto del pasto, decreta che il paese diventi il ​​produttore ufficiale della pasta di Corte.

Iniziò quindi un periodo florido per la piccola città che alla fine del XIX secolo contava più di 400 fabbriche. A quei tempi via Roma era ricoperta di pasta che asciugava al sole su cavalletti di legno. Le celebrità andavano a comprare la pasta di Gragnano, l’unica che poteva attraversare l’Atlantico senza arrivare viziata.

Il compositore Gioachino Rossini ne fece spedire a Bologna e Firenze .
Poi la rivoluzione industriale e la prima guerra mondiale gettarono Gragnano nel letargo.

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Oggi rimangono solo una manciata di produttori storici.
Tra questi, Amelia, Anna e Alfonso hanno aperto nel 2020 un museo nella fabbrica della famiglia Cuomo.
Un viaggio immersivo e sensoriale permette, tra l’altro, di sentire il profumo del pomodoro e del basilico fresco in un piatto di pasta.
Il museo propone anche corsi di cucina, propone degustazioni e organizza passeggiate lungo la valle dei mulini, di cui restano bucoliche rovine.

I più sportivi potranno percorrere i sentieri che un tempo collegavano Amalfi  a Gragnano, osservando lungo il percorso i residui vulcanici dell’eruzione del Vesuvio dell’anno 79 e godendo in alcuni punti di panorami spettacolari sul Golfo di Napoli.

 

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