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ALESSIO BERNABEI: “LA MUSICA E’ UNO SPIRAGLIO DI LUCE IN UN MONDO OSCURO”

L’INTERVISTA ALL’ARTISTA

Alessio Bernabei si avvicina giovanissimo al mondo della musica, studiando quattro strumenti musicali: chitarra, pianoforte, clarinetto, e basso. Nel 2012, ha formato il gruppo musicale Dear Jack insieme a Francesco Pierozzi, Lorenzo Cantarini, Alessandro Presti e Riccardo Ruiu. L’anno seguente, i Dear Jack si sono presentati alla tredicesima edizione del talent show “Amici di Maria De Filippi”, giungendo fino alla finale. Nello stesso periodo, è stata la volta dell’album di debutto “Domani è un altro film (prima parte)”, seguito, nel 2015 da “Domani è un altro film (seconda parte), quest’ultimo anticipato dal singolo “Il mondo esplode tranne noi”, presentato dal gruppo al Festival di Sanremo 2015, dove si sono classificati settimi. Nel mese di settembre 2015, Bernabei ha abbandonato il gruppo, di comune accordo con gli altri componenti, per intraprendere la carriera da solista. Nel dicembre 2015, è stata annunciata la partecipazione di Bernabei al Festival di Sanremo 2016 con il singolo “Noi siamo infinito”, con il quale si è classificato al quattordicesimo posto nella serata finale della manifestazione. Il singolo ha anticipato l’uscita dell’album di debutto del cantante, anch’esso intitolato “Noi siamo infinito e pubblicato nel 2016. Nel febbraio 2017 ha partecipato al sessantasettesimo Festival di Sanremo con il singolo inedito “Nel mezzo di un applauso”, classificatosi quindicesimo nella serata conclusiva. A giugno dello stesso anno il cantante ha pubblicato il singolo “Non è il Sudamerica. Nel 2018, ritorna sulle scene musicali con il singolo “Ti ricordi di me? primo estratto dal secondo album di inediti “Senza filtri”, quest’ultimo uscito a settembre dello stesso anno (…) Dal 2022, l’artista è tornato con la sua band, precedentemente denominata Dear Jack, che ha cambiato nome in Follya.

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Qual è stato l’input propulsivo che ti ha indotto, sin da giovanissimo, ad addentrarti nella musica, che sarebbe stata, poi, la colonna portante della tua vita?

La musica l’ho sempre ‘sentita’ dentro di me, sin da quando ero un bambino. I miei primi ricordi della musica li rivivo pensando alle sigle dei cartoni animati. Con un mio cugino, con un bastone alto un metro, in campagna, imitavamo quello che vedevamo in tv. I miei genitori, così come i miei nonni, si sono accorti subito che avevo una forte predisposizione verso la musica. Crescendo, ho cominciato ad avvertire una grande curiosità verso gli strumenti: mia madre mi ha iscritto alla banda del paese. Anche mio nonno ci tenevo tantissimo. Ho frequentato le scuole medie musicali, studiando il clarinetto. Il mio primo approccio è stato classico. Ho capito, così, come ‘funzionava’ la musica, cosa significava avere uno spartito, delle note musicali (…)
Successivamente, ho scoperto la musica punk-rock, e l’adrenalina saliva progressivamente. Ho cominciato, da autodidatta, a suonare la chitarra, a seguire le lezioni di canto, fino al punto in cui mi è ‘sfuggita di mano ‘la crescita di tutto questo.

 

Hai vinto, come componente dei Dear Jack- gruppo musicale da te formato- il Premio della critica giornalistica, nella tredicesima edizione di Amici di Maria De Filippi. Quali sono state le emozioni prevalenti?

Mi ha emozionato tantissimo aver raggiunto questo traguardo con una band, ovvero i Dear Jack. Sapere che questo nome ha toccato tantissime persone in tutta Italia, rendendoci popolari, e sapere che la mia passione è divenuta un lavoro, è stato sinonimo della realizzazione di un sogno.

Nel Sanremo 2015, i Dear Jack presentano il singolo “Il mondo esplode tranne noi”, presente nell’album “Domani è un altro film”. Quali sono i ricordi più belli?

Tutte le edizioni a cui ho partecipato sono state caratterizzate da un’emozione assurda, fortissima: Sanremo è l’apice del palco italiano.

Di recente, il gruppo è stato denominato “Follya”. Come mai questa svolta?

Io nel 2015 ho proseguito la mia strada da solista. I Dear Jack hanno cambiato molti frontman, così come genere musicale, si sono evoluti. Io ho intrapreso il mio percorso da solo. Un percorso, naturalmente, molto diverso. Quando ci siamo rimessi insieme, ci siamo ritrovati con un genere diverso, non aveva senso rimanere ancorati al passato. Abbiamo voluto, quindi, ‘rinnovare’ le cose con un genere ‘fresco’, che ci rappresenta molto. Abbiamo trent’anni, quindi lo facciamo da adulti. Questo nome, ‘Follya’ ci rispecchia, in questo periodo storico.

Anche la tua carriera da solista è stata straripante di successi, tra cui gli album “Noi siamo infinito” e “Senza filtri”. Che tipo di esperienza è quella di solista, e che tipo di emotività ti trasmette?

La musica è sempre una compagna che non cambia, sia con una band che con una base sul palco, da solo. Con una band, quattro musicisti, ci si sente più al sicuro, si ha un impatto diverso, sonoro e anche di immagine, che risulta più ‘vera’.
Cantare con una base, diviene qualcosa di molto più ‘plastico’. Con la band ci si sente più ‘completi’. Quella da solista è stata un’esperienza bellissima, arricchente. Ho imparato molte cose.

In questo periodo storico complesso, caratterizzato da guerre, violenze, brutture di vario genere, la musica, intesa come arte, come bellezza, proprio come la tua, opulenta di sentimenti e profondità emotiva, può ancora ‘salvare il mondo’?
L’arte, la musica: uno spiraglio di luce in un mondo molto oscuro. Mettersi le cuffie, e ‘mettere in pausa’ il mondo per un attimo: io lo facevo da adolescente, e lo faccio ancora oggi. Credo che noi musicisti dobbiamo alzare il valore dell’arte, la verità dell’arte. Essere autentici è importantissimo. Veicolare un ‘messaggio’ vero, per me, è straordinario. In un mondo finto, ingiusto, colmo di male, l’unica speranza è la bellezza, intesa in tutte le sue forme, proprio come la musica. Dobbiamo lottare per non farla scemare nel tempo, quella reale, quella vera, quella suonata, quella fatta di emozioni vere.

 

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