sabato, Ottobre 5, 2024
HomeRubricheUno sguardo da PonteNella UE nord chiama Sud: era ora!

Nella UE nord chiama Sud: era ora!

screenshot 20240205 095633 flickr 768x5792 1

 

 

l’Italia, con l’ ENI, risponde a volo, e conquista così il suo spazio operativo. Altrettanto fa in Africa conquistando un nuovo posto al sole, ben diverso da quello ambito nella prima metà del secolo scorso da molti paesi proprio a quelle latitudini. Ancora una volta l’economia sta facendo da sherpa alla politica internazionale.
Uno sguardo da Ponte

Molti anni fa fu tradotto in rima da Alessandro Manzoni il Cinque Maggio, in particolare con l’espressione dalle Alpi alle Piramidi, per indicare la portata dell impresa di Napoleone nella campagna d’Egitto. Qualcosa del genere era stata spunto di composizione di quanto avvenne oltre la Manica un paio di secoli dopo l’inizio dell’era cristiana. Furono diverse e di ogni genere le opere realizzate da artisti di ogni formazione per celebrare e consegnare alle generazioni future testimonianze di cosa fosse stato fatto, regnante l’imperatore romano dell’ epoca Adriano. Per citarne solo uno, la costruzione del muro che ancora oggi fa da confine tra l’Inghilterra e la Scozia, lì definito Adrian Wall, mentre nel gli italiani e le altre popolazioni che si affacciano sul mediterrano lo conoscono come Vallo di Adriano. Compiendo un salto con la mente da allora a oggi, ci si accorge dopo poche battute che l’Inghilterra ha da un chiuso in cantina il proposito di conquiste e si è specializzato nella realizzazione di opere dell’ ingegno adatte a far vivere l’ umanità in condizioni almeno dignitose lavorando meglio. È pertanto che la compagnia petrolifera di stato italiana è riuscita a insediarsi nel capitale sociale della Hytaca Ltd, azienda operante nel mare del Nord e dintorni per la conservazione dell’ambiente, specialmente per quello che consegue all’ estrazione di idrocarburi: la furioscita nell’atmosfera di anidrite carbonica, gas inquinante. Lo stesso commento vale anche per la joint venture con la Azule in Somalia, anche essa operante nel settore del GPL e del collocamento dei residui della lavorazione dello stesso anche essi inquinanti. Come abbia fatto il leone a sei zampe a dominare l’istinto predatore della drago inglese si può spiegare comprensibilmente, almeno per buona parte. É la specializzazione che la lupa italiana si è fatta nel tempo che lo consente. Per di più non si è mai distratta dallo stare dietro di essa a inseguire traguardi non di stretta attinenza con il suo oggetto sociale. In Africa l’ENI sta così dimostrando che il sogno di Enrico Mattei, che la sua creatura arrivasse a competere a armi pari con quelle che furono le Sette Sorelle- le grandi compagnie petrolifere- si sta avverando. Quelle stesse iniziarono, oltre un secolo fa, a trivellare il pianeta, dovunque si sentissero i miasmi degli idrocarburi. Oggi il numero di quelle stesse big company è arrivato a più del radoppio di quello iniziale. Un solo aspetto della vicenda lascia perplessi anche gli avventori di qualche Pub di Londra. I soldi per tale operazione, almeno in parte, non sarebbero potuti essere spesi meglio, con l’utilizzo nella transizione green? Al di là delle belle parole di chi è addetto a portare voce, il dies a quo l’umanità sarà tenuta al riparo dagli inquinanti non è intravedibile nemmeno con un buon telescopio. Appena pronunciata quella domanda che potrà essere considerata da alcuni banale, sarà come se si accendesse un faro di quelli usati negli impianti sportivi sui tanti handicap che ostacolano la transizione ecologica. Come finirà? Ai posteri l’ardua sentenza, ritornando così da dove ha preso il via questo gioco di società fuori ordinanza.

RELATED ARTICLES

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Eventi in programma

ULTIME 24 ORE