lunedì, Settembre 30, 2024
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“Non è l’Italia!” Ecco chi è il vero malato d’Europa e perché rischiamo di affondare anche noi

 

La vera “malata d’Europa” non è l’Italia, ma la Germania. A confermarlo in modo evidente sono i dati più recenti. Stando al rapporto presentato durante l’”Npl Meeting” organizzato da Banca Ifis a Cernobbio, i crediti deteriorati (i cosiddetti non performing loans) sono in aumento in tutta Europa, con l’eccezione dell’Italia, e in modo particolare in Germania, dove si è registrato un incremento del 13,57%. Il totale dei crediti deteriorati detenuti dai principali gruppi bancari europei è cresciuto del 4,5%, raggiungendo i 373 miliardi di euro al 30 giugno. In dettaglio – riporta l’Ansa, citando lo studio – le banche tedesche vedono salire i loro crediti deteriorati a 41 miliardi di euro, cifra che si riscontra anche in Italia, dove però le sofferenze sono diminuite dell’11%. In Francia, invece, si registra il più alto livello di crediti deteriorati, con un incremento del 7,8% a 121 miliardi, mentre in Spagna gli Npl sono saliti dell’1%, arrivando a 76 miliardi.

Nel frattempo, i principali istituti economici tedeschi hanno abbassato le previsioni sulla crescita della Germania e criticano apertamente l’attuale coalizione di governo, chiedendo un “cambio di rotta”. Il quadro prevede una contrazione nel 2024 e una ripresa molto debole nel 2025, delineando uno scenario davvero cupo. L’outlook congiunto pubblicato il 26 settembre prevede un calo del Pil dello 0,1% per quest’anno. Se queste previsioni si confermassero, sarebbe il secondo anno consecutivo di recessione economica, dopo il -0,3% registrato nel 2023. Già nel secondo trimestre del 2024 il Pil è sceso dello 0,1%, e si prospetta che il dato negativo si ripeta anche nel terzo trimestre, il che configurerebbe una recessione tecnica. Anche se per motivi di rivalità verrebbe spontaneo gioire per la crisi tedesca, dopo anni di critiche e derisioni rivolte all’Italia, la verità è che il crollo della Germania rappresenta un rischio significativo anche per il nostro Paese, la cui economia è strettamente intrecciata con quella tedesca. Se loro affondano, è molto probabile che noi li seguiremo.

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