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Giorgia Meloni, le spaccature dentro FdI e un futuro non troppo lontano

di Giovanna Pizzi

26 dicembre 2024, futuro distopico non molto lontano, casa MeloniPatrizia Scurti, fedelissima segretaria di Giorgia entra accompagnata da suo marito, caposcorta della Premier, in soggiorno sul divano sono sedute le sorelle che gestiscono i destini di questo strano Paese, l’Italia.

La Scurti conferma che Crosetto si vuole dimettere, gli scontri tra i servizi, deviati o meno che siano , lo hanno convinto a mollare, dichiarerà che è per ragioni personali. La Meloni capisce che il momento della battaglia è giunto. Salvini è stato condannato a Palermo pochi giorni prima, mentre Vannacci ha lanciato il suo movimento. Giorgia alza il telefono e chiama Zampetti, chiede di salire al Quirinale. Guarda Ginevra che sta giocando con un’amichetta nella stanza accanto, è difficile avere tutti i ruoli sulle spalle, ma lo ha scelto, è il suo destino di gabbiano, come il nome del movimento in cui militava da ragazza.

Il vento della guerra, politica, è arrivato, e lei deve prenderlo con le sue ali. Dice a Patrizia di convocare Mantovano, Fazzolari Donzelli. Lollobrigida no, ormai è fuori da tempo. Malan, il capogruppo a Palazzo Madama no, i senatori sono per età, e per meccanismo elettorale, più conservatori, ora è tempo di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, e poi Malan è un acquisito da FI, e lei si fida solo degli adepti della prima ora. Chiederà a Mattarella di sciogliere le Camere se non vuole far precipitare la Nazione, a lei cara, dopo che Chiesa e Famiglia non sono andate tanto bene, nel caos. Sarà dura, non accetterà compromessi, non c’è Finanza Pubblica, impegni internazionali o PNRR che tengano. Vuole il lavacro del voto, e poi vediamo, se vince Lei o il Palazzo. Sa già che una parte non verrà con lei, Marina Berlusconi ha deciso di andare fuori dal vecchio centrodestra, lei non pensa affatto che lo fa per la modernizzazione del Paese, parola che detesta, ma vuole solo vendicare suo Padre. Non ha tollerato il trattamento di ridicolizzazione ed emarginazione a cui è stato sottoposto. Ma cosa dovevamo aspettare? Che morisse, prima di prenderne il posto? Il momento del destino era arrivato e Lei non poteva rimandare. Certo quell’emendamento sugli extraprofitti delle banche, votato con gli ex grillini, ha lasciato un segno non iindifferente.

Marina vuole fare un polo liberale, imbarcherà Calenda e Moratti, e già quegli inaffidabili industriali che si facevano i selfie con Lei al Forum Ambrosetti si sono dileguati dai finanziamenti elettorali. Quelli salgono sui carri vincenti, non li spingono, sono il ventre molle dell’Italia, lei è diversa, lei ha un destino, lei è l’Ape Regina. Guarda Arianna, Patrizia, la piccola Ginevra luce dei suoi occhi, il suo futuro. Ci vorrebbero più api pensa, lo farà capire nelle liste elettorali. È giunta l’ora, ma sa che non sarà buia, era buia quando era al 2%, potrebbero non vincere, certo, ma manterrebbe un esercito possente. E lei è un Capo, questo è l’importante per vincere la prossima battaglia, quella finale. Primum vivere, deinde philosophari, chi lo diceva? Lei ha chiaro che la politica, la sua vita, è più importante del Palazzo, che gli altri chiamano Istituzioni.

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