giovedì, Settembre 19, 2024
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L’Italia paga la crisi dell’auto: cassa integrazione e licenziamenti, un problema strutturale

di Paolo Cagnoni

L’autunno del 2024 si apre con un grave segnale per l’industria italiana: scioperi e cassa integrazione stanno diventando la nuova realtà per centinaia di lavoratori. Il caso più recente è quello di Sfc Solutions, azienda che rifornisce giganti come Stellantis e Volkswagen, che ha messo in cassa integrazione 317 dipendenti a Torino.

La crisi della componentistica auto non è isolata, ma si inquadra in una flessione più ampia che coinvolge l’intero settore europeo. Tra gennaio e maggio 2024, la produzione nel settore della componentistica auto in Italia è crollata del 18%, mentre le ore di cassa integrazione sono aumentate. Il calo delle vendite ha colpito anche e soprattutto la Germania, e con essa i fornitori italiani. Il caso Volkswagen, che ha già annunciato ristrutturazioni e tagli di migliaia di posti di lavoro, si ripercuote anche su Audi, intenzionata a chiudere il suo stabilimento di Bruxelles.
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Il problema principale è la difficoltà nella transizione all’elettrico, che sta frenando colossi come Porsche e Mercedes. Questa crisi, come è inevitabile, colpisce duramente l’Italia, che esporta componenti auto in Germania per un valore di oltre 5 miliardi di euro, pari a più del 20% dell’export del settore.

L’ALLARME DEI SINDACATI

Samuele Lodi della Fiom Cgil ha lanciato l’allarme. “La situazione di Volkswagen rischia di trasformarsi in un terremoto per l’intero continente“, ha spiegato, “aggravando ulteriormente le difficoltà di Stellantis, che da anni ha ridotto gli investimenti nel nostro Paese”. Le conseguenze della crisi si abbattono sul nostro Paese: il gruppo ZF ha annunciato 14.000 esuberi in Germania, e 65 dipendenti in provincia di Ferrara sono già stati coinvolti.

Anche aziende come Marelli e Bosch stanno soffrendo, con cali di produzione e crescenti preoccupazioni per il futuro. I prossimi mesi potrebbero rivelarsi cruciali, con un impatto particolarmente severo sulle piccole e medie imprese italiane, che operano in nicchie di mercato sempre più vulnerabili.

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IL TIMORE DI UNA CRISI CRONICA E STRUTTURALE

Il timore è che questa crisi si trasformi in una realtà strutturale, mettendo a rischio non solo i lavoratori, ma l’intero settore dell’auto in Europa. Una deriva che in molti avevano previsto, quando la Commissione europea aveva accelerato le politiche green e forzato il passaggio dai motori tradizionali a quelli elettrici.

LE SCELTE AFFRETTATE DELLA UE

Una scelta affrettata, evidentemente, che non ha tenuto conto delle richieste del mercato e delle ritrosie dei cittadini, per nulla convinti della prestazioni delle auto a trazione elettrica per una serie di motivi. Primo fra tutti la difficoltà e i tempi delle ricariche. E ora uno dei comparti più importanti per l’economia italiana e continentale rischia di pagare un pesante dazio a questa situazione.

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