venerdì, Settembre 20, 2024
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Rebus manovra. Il Governo vuole fare cassa sulle pensioni? Le ipotesi in discussione

di paolo cagnoni

 

Il “rebus manovra”, cioè il tentativo di trovare un punto di equilibrio fra la necessità di raggiungere un equilibrio di bilancio e quella di finanziare le diverse iniziative di stampo sociale proposte dai partiti di governo, passa ancora attraverso il nodo pensioni. Che non è l’unico, ma rimane il più dibattutto e complesso. Secondo Repubblica, in un articolo a firma di Valentina Conte, l’esecutivo sarebbe “pronto a confermare anche per il prossimo anno la rivalutazione delle pensioni per fasce: totale solo per gli assegni più bassi e parziale per tutti gli altri”. Secondo il quotidiano romano, sarebbe questa l’opzione preferita da Giorgia Meloni, perché permetterebbe di “fare cassa e garantire Bruxelles sui conti. Se ne parlerà oggi al primo incontro tecnico del dopo ferie sulle pensioni”. Sul tavolo, anche le proposte di Lega e Forza Italia. Il partito di Salvini vorrebbe “abrogare la Legge Fornero” e ripropone Quota 41, cioè l’uscita dal lavoro dopo 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Secondo i leghisti, il costo di questa operazione sarebbe di 900 milioni, che possono essere ridotti applicando ulteriori tetti e finestre. Per esempio prevedendo almeno un anno di lavoro da minorenni. In ogni caso, Quota 41 rimane la bandiera del Carroccio.meloni salvini

Per Forza Italia, invece, la priorità sarebbe l’aumento delle pensioni minime. Silvio Berlusconi aveva proposto di portarle a 1.000 Euro, gli uomini di Tajani sono convinti che questa sia la principale urgenza da affrontare. Il segretario degli Azzurri ha chiarito che, dopo aver rinunciato al progetto l’anno scorso per andare incontro alla Lega, quest’anno non è disposto a fare ulteriori concessioni. Secondo il Carroccio, però, il costo dell’eventuale aumento delle minime sarebbe superiore a quello previsto da “Quota 41”. Soprattutto se fosse applicato in modo strutturale, mentre limitarlo a un anno sarebbe molto rischioso politicamente se poi non fosse confermato. Fra i due litiganti c’è Giorgetti, la cui urgenza è quella di far quadrare i conti con Bruxelles. Il rischio, altrimenti, è quello di restare invischiati nelle nuove regole del Patto di Stabilità. E sulle pensioni, il Ministro dell’Economia ha un suo mantra: “Pensiamo alle nuove generazioni e allo squilibrio demografico”. A questo proposito, il passaggio definitivo al sistema contributivo – ognuno si paga la propria pensione – cambia un po’ la narrazione su molti punti dell’agenda politica di questi anni. Per esempio sul tema dell’immigrazione, con l’affermazione tante volte sentita e molto discutibile (anche e soprattutto umanamente) secondo cui “gli immigrati ci pagheranno le pensioni”.

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In ogni caso, lo scorso anno, come sostiene Repubblica, Giorgetti “riuscì a confermare tutto il pacchetto previdenziale in scadenza – Ape socialeOpzione donna e Quota 103 – riempiendolo di così tanti paletti, tetti, finestre allungate, requisiti inaspriti, che nei primi sei mesi di quest’anno le pensioni anticipate sono crollate del 14%. Volle bonus per trattenere le persone al lavoro (bonus Maroni) e tagliò senza colpo ferire 21 miliardi da qui al 2043 alle pensioni di medici, infermieri, maestri, dipendenti degli enti pubblici”. L’operazione sulle rivalutazioni, con il recupero dell’inflazione garantita al 100% solo alle pensioni fino a 4 volte il minimo (2.272 Euro lordi), assicurò altri 37 miliardi di risparmi. Mentre le altre fasce hanno recuperato fra l’85% e il 22% dell’inflazione. Con questi chiari di luna, mantenere le stesse regole garantirebbe al governo una boccata d’ossigeno. E sarebbe, in fondo, un modo per tutelare le fasce più deboli e il ceto medio.

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