di Paolo Cagnoni
Un nuovo dramma legato alla disperazione per aver perso il lavoro è stato sfiorato qualche ora fa sugli Appennini laziali, a una trentina di chilometri da Rieti. Non è il primo caso di cui si viene a conoscenza nell’ultimo periodo, ed è in segnale di una sofferenza sociale che si allarga a macchia d’olio. E’ il caso di un uomo che, dopo aver saputo di essere stato licenziato, non sapendo più come tirare avanti senza un’entrata economica ha deciso di raggiungere la vetta più alta del Monte Terminillo con l’intenzione di gettarsi nel vuoto. Prima di mettere in pratica il suo piano, però, il protagonista di questa triste vicenda ha voluto affidare la testimonianza di ciò che gli era successo in questi ultimi giorni ai carabinieri. Una telefonata che gli ha salvato la vita, perché il comandante pro-tempore della Stazione di Labro, appena saputo dove si trovava l’aspirante suicida, ha compreso la situazione e insieme a un assistente capo della Questura di Rieti ha organizzato una spedizione di salvataggio alla quale i due hanno deciso di partecipare personalmente.
Quando è giunta la chiamata, secondo quanto ha scritto Il Messaggero, i Carabinieri hanno intuito che l’uomo aveva intenzione di gettarsi nel vuoto. E che quella telefonata rappresentava probabilmente un’ultima, disperata richiesta di aiuto. I due rappresentanti delle Forze dell’Ordine sono quindi saliti sul Terminillo insieme al Corpo di Soccorso Alpino e al personale del 118. Quando hanno raggiunto il punto in cui si trovava l’aspirante suicida, si sono avvicinati con cautela e hanno cominciato a parlare con lui. Una conversazione che si è protratta a lungo, perché l’uomo sembrava molto convinto delle sue intenzioni. Fortunatamente la preparazione del carabiniere e del poliziotto, unita a una buona dose di pazienza, li ha aiutati a calmarlo. Un po’ alla volta sono riusciti a farlo ragionare e lo hanno fatto desistere dal farsi del male, affidandolo poi alle cure del personale del 118.