venerdì, Settembre 20, 2024
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Meloni e Salvini alla resa dei conti. Rischi per la tenuta del Governo. E per qualcuno c’entra Trump…

A volte in politica si finge di non sapere e di non vedere, anche di fronte all’evidenza. Intanto i “tarli” scavano nel legno, e creano piccole gallerie che rischiano di far collassare tutta la struttura. La metafora serve a spiegare ciò che sta accadendo fra le due principali forze di Governo del nostro Paese (anche se Forza Italia sembra ora aver sorpassato la Lega nei sondaggi). E soprattutto fra due leader che non si sono mai amati, ma che ora appaiono sempre più in rotta di collisione. Giorgia Meloni e Matteo Salvini non potrebbero sembrare più lontani, in questo momento. Lei giura fedeltà all’Alleanza Atlantica, chiede nuovi aiuti per Zelensky e progetta di alzare la spesa militare dello Stato italiano all’1,6% del Pil – questo pur non avendo copertura per alcune delle manovre economiche fondamentali previste dal governo. Lui dice che la guerra in Ucraina deve terminare una volta per tutte e che bisogna smettere di inviare armi a Kiev. E questo è solo uno dei punti di discordia, e nemmeno il più evidente.

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Perché ora è Bruxelles il luogo in cui il confronto fra la Presidente del Consiglio italiana e il Ministro delle Infrastrutture diventa quasi insanabile. Da una parte, Meloni cerca di entrare nella stanza dei bottoni della Ue per contare di più e per dare prestigio e visibilità al Paese. Dall’altra Salvini, che ha sicuramente le mani più libere, si allea con Orban e Le Pen e dà vita al gruppo dei ribelli europei, che raccoglie i partiti di destra di stampo fortemente sovranista, che vedono l’attuale dirigenza Ue come fumo negli occhi. In tutto questo, sta per arrivare il voto per l’elezione del Presidente della Commissione europea, con Von der Leyen favorita per la riconferma, e Meloni, il cui gruppo conservatore Ecr a Bruxelles ha perso di peso specifico, si trova a un bivio. Votare Ursula o astenersi? La domanda è più importante di quello che sembra, perché riguarda gli equilibri interni italiani. Giorgia si sta chiedendo sino a che punto intenda spingersi Salvini. Se il leader del Carroccio sta solo facendo la voce grossa per acquisire potere negoziale, oppure se è davvero intenzionato a mettere a rischio la tenuta della maggioranza e del Governo. Logorandola lentamente, un po’ come Orban vorrebbe fare con l’Europa.

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Per spingere, fra l’altro, la Meloni ad abbandonare almeno in parte le posizioni ultra-atlantiste sull’Ucraina, cosa che lei non ha alcuna intenzione di fare, visto che anche da questo è passata la sua legittimazione internazionale. C’è, da parte di alcuni analisti, un altro sospetto. E cioè che Matteo stia “agendo per conto di Trump“, puntando sulla vittoria del tycoon alle presidenziali americane e su un cambio di rotta Usa nei confronti della Russia e della situazione internazionale. Meloni teme che Salvini voglia logorarla anche sul fronte interno, visto che il leader della Lega ha già dichiarato che “tra gli obiettivi” del suo partito ci sono “l’aumento degli stipendi e la riforma delle pensioni“. Programmi che mal si conciliano con la procedura di infrazione europea a cui l’Italia è sottoposta e con la mancanza di fondi di cui già soffre il Governo. Ed è la ragione per cui la nostra Premier sta ragionando sulla possibilità di depotenziare Salvini e di spingere verso elezioni anticipate. Ma su questa strada deve anche considerare l’ostacolo Mattarella, visto che il Capo dello Stato è assolutamente contrario a questa ipotesi.

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