A volte le storie di famiglia sono davvero intricate. Ma quello che è successo a una donna di Milano è, almeno sul piano giuridico, del tutto inedito. E, come ha riferito il Corriere della Sera, ha portato i giudici del Tribunale di Milano a emettere una sentenza davvero clamorosa, che oltretutto rappresenta un precedente unico nel suo genere. La vicenda è iniziata vent’anni fa, e ha visto protagoniste una madre, una figlia e, in via indiretta, il defunto marito e padre di entrambe. Dopo la morte dell’uomo, infatti, le sue ceneri sono state deposte in un’urna funeraria custodita a casa della mamma della querelante. O almeno è quello che la ragazza credeva. Sino a che, nel 2014, i rapporti fra madre e figlia hanno cominciato a peggiorare sino a sfociare in uno scontro aperto. Tanto che la moglie del defunto ha impedito per diverso tempo alla figlia di entrare in casa sua, dove dove si trovava l’urna funeraria, per rendere omaggio alle ceneri paterne.
Per questo la decisione del giudice ha riconosciuto la “violazione del diritto secondario di sepolcro“, che include il diritto di accedere alla tomba dei propri cari per compiere atti di culto e pietà in loro memoria. E il diritto che nessuno possa impedire tali pratiche. Come ha scritto il giudice, la figlia ha vissuto “la privazione del culto del defunto“, e ha subito uno choc quando ha scoperto che l’urna funeraria, nella quale pensava fossero contenute le ceneri paterne, era in realtà sempre stata vuota. Il magistrato ha anche sottolineato il diritto della figlia di essere informata sulla decisione, presa in modo unilaterale dalla madre senza avvisare nessuno, di disperdere le ceneri del padre.