Julian Assange verrà liberato, diventando un simbolo per i suoi sostenitori. Dopo anni di battaglia legale contro la richiesta di estradizione degli Stati Uniti, il fondatore di WikiLeaks ha raggiunto un accordo con il dipartimento di Giustizia americano. Assange, 52 anni, noto editore, giornalista, programmatore e attivista, ha patteggiato con gli Stati Uniti. Ammetterà le sue responsabilità in cambio della libertà, riconoscendo di aver commesso un reato legato alla divulgazione di segreti militari e diplomatici che avevano messo a rischio la vita di molte persone. In cambio, potrà tornare in Australia, la sua terra natale.
L’accordo verrà ratificato da un giudice federale nella corte di Saipan, capitale delle Isole Marianne Settentrionali, un luogo remoto dell’amministrazione giudiziaria statunitense. Mercoledì mattina, Assange comparirà davanti al giudice e poi volerà verso casa.
Prima dello scandalo WikiLeaks, Julian Assange era praticamente sconosciuto. Nato il 3 luglio 1971 a Queensland, in Australia, da una madre artista e un padre pacifista, ha iniziato la sua carriera come hacker. Nel 1996, si dichiarò colpevole di diversi tentativi di hackeraggio, ma fu considerato mosso da una “spiccata curiosità intellettuale”. Nel 2006, co-fondò WikiLeaks, una piattaforma per rivelare i segreti delle grandi potenze.
Nel 2010, WikiLeaks pubblicò documenti sulla guerra in Iraq e in Afghanistan, inclusi video di operazioni militari americane che causarono la morte di civili. L’ex soldato Chelsea Manning fu arrestato per aver passato a WikiLeaks centinaia di migliaia di file. Manning fu condannato a 35 anni di carcere, poi graziato da Barack Obama nel 2017. Nello stesso anno, le autorità svedesi emisero un ordine di arresto internazionale contro Assange per presunte violenze sessuali, che Assange denunciò come un pretesto per l’estradizione negli Stati Uniti.
Da quel momento iniziò una lunga battaglia legale, che vide Assange rifugiarsi nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Nonostante l’asilo, la sua permanenza lì causò tensioni e disagi. Alla fine, nel 2019, l’Ecuador ritirò l’asilo, e Assange fu arrestato dalla polizia britannica su richiesta degli Stati Uniti.
Nel 2021, una corte britannica stabilì che Assange non doveva essere estradato, ma gli Stati Uniti fecero appello. Le trattative con il dipartimento di Giustizia americano sono andate avanti in segreto. Ora, Assange potrà tornare in Australia, con la sentenza considerata esaurita grazie ai 62 mesi già trascorsi in carcere a Londra. Se fosse stato ritenuto colpevole di tutti i capi d’accusa, avrebbe rischiato una condanna fino a 175 anni di carcere. Ma ora il rischio è svanito, e Assange potrà tornare libero.