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CAPORALATO: SFRUTTAMENTO LAVORATIVO

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SFRUTTAMENTO NELL’AMBITO DEL CICLO PRODUTTIVO DI OPERAI CINESI E NON SOLO
La celebre maison di lusso fondata a Parigi nel 1946 spende poche decine di euro per comprare un articolo prodotto in opifici e capannoni da operai cinesi che lavorano “alcuni in attesa di essere inquadrati” in condizioni igieniche “da minimo etico”, per rivenderlo nelle boutiques di tutto il mondo a prezzi di migliaia di euro.

I prodotti sarebbero stati commissionati dalla Manufactures Dior s.r.l.(che vanta 700 dipendenti) del ramo italiano Christian Dior Italia della casa madre francese del gruppo leader mondiale del lusso LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton di Bernard Arnault.

La Procura di Milano ha avviato un’indagine il 21 marzo scorso con ispezioni in quattro laboratori nel Milanese e in Brianza che ha coinvolto il settore della moda, portando il Tribunale a disporre l’amministrazione giudiziaria per un anno nei confronti di Manufactures Dior s.r.l.

I magistrati milanesi considerano l’azienda «incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo». L’accusa e’ di caporalato, abusi edilizi e fatture per operazioni inesistenti. L’azienda avrebbe massimizzato i profitti risparmiando sul costo del lavoro, sulla sicurezza dei dipendenti e sulle procedure fiscali.

Nel corso degli accertamenti è stata individuata una società “cartiera”, che sarebbe stata regolarmente autorizzata dal brand alla sub-fornitura. Questa però non avrebbe realizzato concretamente gli oggetti richiesti, ma avrebbe avuto il ruolo di “serbatoio di lavoratori”. Gli operai infatti, una volta assunti, sarebbero stati impiegati “direttamente presso la società appaltatrice lasciando di fatto gli oneri fiscali, contributivi e retributivi a carico della distaccante, abbattendo, così, i costi da lavoro”.

La produzione era affidata alle aziende Pelletteria Elisabetta Yang e Nwe Leather s.r.l., le quali sono accusate direttamente di: “condizioni di lavoro tali da integrare gli estremi dell’illecito sfruttamento dei lavoratori”. Gli operai sarebbero stati ospitati in dormitori realizzati in maniera abusiva e in condizioni igienico sanitarie non conformi. Sono stati quindi denunciati i cinque titolari delle aziende coinvolte nell’inchiesta nonché due persone perché irregolari sul territorio.

Inoltre sono state irrogate multe per 138.000 euro e sanzioni amministrative per 68.500 euro. Per quattro aziende, infine, è stata disposta la sospensione delle attività con l’accusa di aver violato le norme di sicurezza e aver usato lavoro nero.

Durante le ispezioni, sono stati identificati 32 lavoratori (per la maggior parte di origine cinese, ma anche pachistani e filippini), di cui i compensi lavorativi erano al di sotto della soglia minima e le condizioni di lavoro degradanti: si lavorava dalle prime ore del mattino fino a sera in ambienti  insalubri e pericolosi per la salute e la sicurezza. 

ivanaL’amministrazione giudiziaria disposta dal Tribunale servirà a “sanare” questi rapporti con le imprese fornitrici e i relativi subappalti.
A cura di Ivana Petrone

 

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