venerdì, Settembre 20, 2024
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L’Italia cerchiobottista che non si sbilancia sull’Ucraina: la visione di Vittorio Emanuele Parsi

di Giorgio Renzetti

“Le attuali posizioni dell’Italia di fronte al conflitto russo-ucraino mi sembrano radicate nell’antica tradizione nazionale di dare un colpo al cerchio e uno alla botte”. Lontano anni luce, si può sottolineare, di fronte al (pericoloso?) decisionismo sbandierato anche in queste ore dalla Francia. È franco e diretto il punto di riflessione di Vittorio Emanuele Parsi sull’argomento guerra russo-ucraina.

Il professore di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano, editorialista del Foglio, animatore del dibattito in televisione e radio, intervistato da The Social Post strappa con decisione la foglia di fico che spesso e copre i ragionamenti “di comodo” della politica italiana sull’argomento. Con la campagna elettorale agli sgoccioli e che assume toni da scontro aperto, il presidente francese Emmanuel Macron è tornato sull’impiego di forze terrestri sul fronte. “Vogliamo creare una brigata francese in Ucraina, ha rivelato in un’intervista, spiegando che “la sfida è addestrare soldati ucraini a difendere il loro territorio e costituire una brigata francese”. Il capo dell’Eliseo ha voluto essere chiaro: “Bisogna chiedersi se questo sia un fattore di escalation. La risposta è no”.

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Professor Parsi, resta centrale nel dibattito il sì alle forniture di armi all’Ucraina, ma da non impiegare in attacchi oltre il confine con la Russia.

“Ritengo che parlare di limitazioni, imponendo un impiego non offensivo degli armamenti che vengono destinati a Kiev, è come dire all’esercito ucraino di difendersi dagli attacchi russi con un braccio legato dietro la schiena. Appare una cosa logica che in guerra ci si debba difendere anche colpendo, quando la linea del fronte coincide con un confine fisico oltre il quale c’è il proprio nemico. Lo afferma anche il diritto internazionale quando, all’articolo 51 della carta dell’Onu, riconosce espressamente il diritto di autotutela individuale o collettiva di fronte a un attacco armato”.

L’Italia è stata tra i pochissimi Paesi a dire no all’utilizzo “offensivo” delle armi fornite dall’Occidente: come va letto?

“Siamo nel perfetto richiamo della tradizione dei colpi alternati al cerchio e alla botte. Siamo l’unico Stato ad aver posto il segreto di Stato sulle forniture di nostre armi all’Ucraina, ma questo avviene soltanto per non far vedere che stiamo mandando loro delle risorse assai poco strategiche e in grado di migliorare la loro condotta di guerra. Per di più questo avviene utilizzando l’articolo 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come risoluzione delle controversie internazionali”) come l’elastico delle mutande: non c’è nessun riferimento in quell’articolo a dei caveat specifici. Poi quando le armi le vendiamo in tutto il mondo, grazie a complicate triangolazioni, il principio dell’articolo 11 non vale mi sembra”.

Mentre il presidente francese Macron dice di voler fornire all’Ucraina i caccia Mirage, formando i piloti e una brigata di 4.500 ucraini con “equipaggiamento e armi”, la premier Meloni parla di un grande impegno dell’Italia per dare a Kiev una efficace difesa anti-aerea che metterà al sicuro gli ucraini dagli attacchi missilistici.

“Ma con quali sistemi? Quello che stiamo attualmente fornendo all’Ucraina prevede tempi di impiego lunghissimi, non in grado di intercettare in tempo utile missili e droni russi. Rispetto alla Francia poi non si può non parlare degli argomenti utilizzati in questi giorni dal vicepresidente del Consiglio, e ministro italiano, Matteo Salvini nei confronti di un presidente della Repubblica di un altro stato europeo. A dir poco, una cosa indecorosa”.

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Eppure sul dire no all’impiego delle forniture di armi italiane contro il territorio russo, si sono trovati uniti il centrodestra e l’opposizione.

“Sì, a parte Calenda: va ricordato. Direi che su questo torniamo all’ipocrisia politica di cui parlavo prima, anzi all’opportunismo più bieco. Poiché la maggioranza dell’opinione pubblica italiana è contraria, ma solo perché non spieghiamo quali armi mandiamo in Ucraina, i nostri leader di partito si adeguano. Evitando così di assumersi delle responsabilità. Ma tutto questo è indecoroso”.

Campagna elettorale per le Europee tutta incentrata sui rapporti di forza nazionali, Salvini che attacca Macron e fa i complimenti a Trump, possibili alleanze dei partiti italiani a Strasburgo con gruppi dell’ultradestra: con quale credibilità l’Italia si presenterà al vertice del G7 in Puglia?

“Io penso che dopo le elezioni europee la Meloni si allineerà all’orientamento assunto sia dall’Unione europea che dalla Nato sugli scenari internazionali che si stanno evolvendo in questi ultimi mesi. L’Italia non ha bisogno di assumere posizioni isolazioniste o, peggio, di porsi come amica di Paesi dichiaratamente critici con il modello prevalente occidentale”.

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