venerdì, Settembre 20, 2024
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Guerra Mondiale, si apre un nuovo fronte. Vale 5.000 miliardi, se cede sarà l’Apocalisse economica

E’ sempre più difficile spiegare ciò che sta succedendo nel mondo senza sottolineare come, ovunque si volga lo sguardo, si scorgono minacce sempre più concrete alla pace fra i popoli. Le grandi potenze sembrano correre spedite verso uno scontro globale di proporzioni immani. In Ucraina, proprio quando sembrava che le difficoltà sempre maggiori dell’esercito di Zelensky portassero finalmente all’apertura di un tavolo di trattative e alla fine del conflitto, l’Occidente ha rilanciato superando alcune “linee rosse” che sembravano invalicabili. Lo scontro diretto con la Russia è a un passo, e non a caso Putin parla ormai apertamente di ricorso al nucleare. Ma questo non è l’unico fronte in cui l’incendio bellico sta crescendo. L’altro da un certo punto di vista è persino peggiore. Perché ci coinvolge ancora più profondamente, anche se in molti non lo hanno ancora compreso. E perché vede la discesa in campo militare della Cina, che sino a ora almeno ufficialmente ha mantenuto una posizione di fatto neutrale, pur fornendo a Mosca materiale tecnologico e bellico.

semiconduttori

La dichiarazione rilasciata ier dal portavoce del Ministero della Difesa di Pechino Wu Qiang sulla situazione a Taiwan non lascia spazio a interpretazioni. “Sulla base di fatti storici e giurispudenziali, Taiwan fa parte del territorio cinese sin dall’antichità” ha spiegato Wu. “Le attività separatiste sull’isola sono la più grande minaccia per la pace sullo Stretto. Perciò una spinta separatista di Taiwan significa guerra“. E’ la prima volta che la Cina lo dice così apertamente. E per mostrare la serietà della minaccia, il Governo cinese da inizio mese ha mandato 454 aerei e 268 navi da guerra nel mare che circonda l’isola. Dopo l’insediamento del nuovo presidente Lai Ching-Te, che Pechino considera un pericoloso separatista, le tensioni sono alle stelle e l’apparato militare cinese è ormai apertamente sul piede di guerra. Ma la questione non riguarda solo l’impero del Dragone e Taipei. Ma coinvolge innanzitutto gli Stati Uniti, che sono già presenti con loro truppe e armamenti nel golfo. Poi, tutto il mondo occidentale. E i più non hanno nemmeno idea di quello che stiamo rischiando. 

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Per spiegarlo, dobbiamo partire da una cifra: 5.000 miliardi di dollari. Un’enormità. Percià la questione di Taiwan è una bomba a orologeria potenzialmente devastante. Peggiore anche di un eventuale guerra fra Occidente e Russia in Ucraina. Perché se Pechino attaccherà Taiwan, o anche solo se attuerà un blocco navale intorno all’isola, l’intero sistema di smercio dei semiconduttori prodotti dall’azienda taiwanese TSMC si bloccherà. Parliamo della metà del mercato mondiale di semiconduttori. Il danno stimato per l’economia globale sarebbe, per l’appunto, di almeno 5.000 miliardi di dollari. Un’Apocalisse economica dai risvolti inimmaginabili, che coinvolgerebbe in primissimo piano l’Unione Europea. Perché i semiconduttori fanno funzionare praticamente tutto, dagli strumenti che usiamo quotidianamente, alle macchine, alle aziende. Di fronte a questa prospettiva, gli Usa hanno cominciato a fornire armi di difesa avanzate a Taiwan. Una strategia che abbiamo già visto in Ucraina. Ma a Taiwan l’Occidente si gioca il futuro della sua struttura tecnologica, economica e commerciale. E gli americani sanno benissimo di non poterlo permettere. Così, il mondo si trova fra l’incudine dello scontro con la Russia e il martello dello scontro con la Cina, che oltretutto si potrebbero unire. Una cosa del genere non si era mai vista, e le conseguenze potrebbero essere disastrose.

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