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Fondo Monetario Internazionale

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Se il medico tratta con leggerezza un caso, deve mettere in conto che esso potrà aggravarsi…

Lunedì gli analisti del Fondo Monetario Internazionale hanno concluso il lavoro, durato alcune settimane, per cui erano stati in trasferta a Roma. Hanno fatto il punto sui conti del Paese e, con l’occasione, gli stessi hanno preso nota di quanto il Governo intenda fare, anche alla luce degli eventi internazionali che si sono realizzati nelle ultime settimane.

L’impressione che si ricava dalla lettura delle conclusioni tratte da quei revisori non ha aggiunto molto a quanto, politici e amministratori pubblici, non sapessero già. Diversi e non di poco conto sono stati invece i rimedi ritenuti validi che lo stesso FMI ha consigliato al Governo per contrastare la deriva che non si ferma di spingere verso le secche il natante Italia. Il fulcro della vicenda, hanno fatto sapere quei funzionari, è il risultato di diverse concause che andrebbero, nei limiti del possibile, eliminate con l’ascia, mentre il bisturi dovrebbe servire solo per le rifiniture dell’opera di riassetto. Al primo posto, tra le erbe infestanti che che crescono nel Bilancio del Paese, si posiziona il Debito Pubblico.

La sua crescita continua a sfuggire a ogni forma significativa di contenimento. Da ogni postazione parlamentare si annnuncia a gran voce che per tentare di rimuovere quel bubbone, é necessario, come azione propedeutica, evitare di contrarre altro debito.

Una affermazione del genere richiama alla mente vari episodi di narrativa che vedono il protagonista soccombere a qualcuno o a qualcosa di cui non avevano calcolato correttamente gli “effetti collaterali” che gli stessi avrebbero apportato.

Detto durante la pausa caffè che, per consuetudine, fanno insieme da anni alcuni artigiani del villaggio, suona: “l’interesse sta mangiando il capitale”. In effetti, quanto sta succedendo ormai da anni alle finanze pubbliche italiane, ricorda molto quella affermazione.

In effetti il servizio (costo) del denaro preso in prestito dal Tesoro, in nome e per conto dell’ Italia, come qualsiasi altro debito ha un costo. Esso, per prassi, va corrisposto quando arriva la scadenza. Una volta che il debitore ha corrisposto al creditore quanto pattuito, i due possono accordarsi per ripetere l’operazione.

Nel caso dell’Italia e di gran parte dei paesi del mondo, può capitare che il debitore non sia in grado di versare il costo del prestito e proponga quindi al creditore di sommare al capitale il servizio e ripartire con una nuova operazione avente per oggetto il montante, la somma del capitale più gli interessi non corrisposti. Generalmente è questa la genesi dei dissesti finanziari e vale per tutti i protagonisti di quelle storie, pubblici o privati che siano. Il Paese da anni, oltre a non riuscire a liberarsi degli oneri finanziari annuali, ha accumulato diverse annualità pregresse rimaste insolute.

Solo per completezza di esposizione, si deve aggiungere che per un soggetto aziendale privato, una situazione del genere, anche se in scala molto ridotta, sarebbe stato un inequivocabile segnale di insolvenza. Quello che attualmente manda forti e chiari segnali dal bilancio del Paese è che, anche se chi ne tiene le redini fosse Ben Hur, la biga con una sola ruota molta strada non potrà farla. Si possono apportare miglioramenti sia dal lato delle entrate che delle uscite.

Il rischio che si sta correndo è che, non solo in Italia ma in tutta la UE, si discute in termini di variazioni percentuali che, oltre lo zero, presentano una o più cifre significative. Potrebbe, malauguratamentesubentrare la sindrome del cavallo di Totò. A detta del Principe della Risata, dopo aver visto l’animale stramazzare a terra perchè digiuno, quell’ incidente proprio non ci voleva, perchè il suo esperimento era arrivato a buon punto. Il cavallo si stava abituando a nutrirsi solo di acqua.

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