venerdì, Settembre 20, 2024
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Assange può festeggiare: potrà fare appello contro l’estradizione Usa

I suoi avvocati si sono abbracciati in aula mentre la moglie Stella Moris parlava di «una decisione giusta». La notizia era attesa e rappresenta una svolta per la vicenda giudiziaria che riguarda il fondatore di WikiLeaksJulian Assange potrà presentare un nuovo ricorso contro l’estradizione negli Stati Uniti. A stabilirlo è stata l’Alta Corte britannica, scongiurando così la possibilità che l’attivista australiano venga consegnato alla giustizia statunitense.

Assange si è opposto all’estradizione dal Regno Unito per più di un decennio, dopo che WikiLeaks ha pubblicato migliaia di documenti riservati statunitensi nel 2010 e 2011. Attualmente detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, Assange avrà ora alcuni mesi per preparare il suo appello. La difesa del fondatore di WikiLeaks contesta che i tribunali statunitensi possano garantirgli un processo equo e proteggere la sua libertà di parola, in quanto le sue rivelazioni hanno fatto emergere crimini di guerra commessi dal governo Usa. D’altra parte, i pubblici ministeri americani affermano che le rivelazioni hanno messo in pericolo vite umane. I sostenitori di Assange hanno esultato quando la notizia della decisione è trapelata fuori dall’aula del tribunale.

Gli Stati Uniti, dove Assange è stato incriminato con 17 accuse di spionaggio e rischia fino a 175 anni di prigione, avevano chiesto l’estradizione dopo la pubblicazione di migliaia di documenti classificati, descritta dal Dipartimento di Giustizia Usa come la più grande fuga di notizie riservate nella storia americana. L’allora ministro degli Interni Priti Patel firmò l’ordine di estradizione di Assange nel 2022, ma nel febbraio 2024 i legali del fondatore di WikiLeaks hanno avviato la procedura per richiedere la possibilità di ricorrere in appello.

 
Gli Stati Uniti, dove Assange è stato incriminato con 17 accuse di spionaggio e rischia fino a 175 anni di prigione, avevano chiesto l’estradizione dopo la pubblicazione di migliaia di documenti classificati, descritta dal Dipartimento di Giustizia Usa come la più grande fuga di notizie riservate nella storia americana. L’allora ministro degli Interni Priti Patel firmò l’ordine di estradizione di Assange nel 2022, ma nel febbraio 2024 i legali del fondatore di WikiLeaks hanno avviato la procedura per richiedere la possibilità di ricorrere in appello.
 

Assange non era presente in tribunale per motivi di salute, secondo il suo team legale, ma tra i presenti c’erano sua moglie Stella e suo padre John Shipton. Kristinn Hrafnsson, caporedattore di WikiLeaks, ha dichiarato dopo la sentenza che c’è «finalmente un barlume di speranza» per Assange e che spetterà ai suoi avvocati decidere se vogliono premere anche per il suo rilascio su cauzione.

A fine marzo, il Wall Street Journal ha fatto trapelare la notizia di un possibile accordo con il Dipartimento di Giustizia statunitense che permetterebbe a Julian Assange di evitare l’estradizione e di tornare libero, risparmiando all’amministrazione Biden di affrontare una questione scomoda.

Secondo l’accordo, il fondatore di WikiLeaks dovrebbe dichiararsi colpevole di un’accusa ridotta di cattiva gestione di informazioni riservate, passaggio che potrebbe essere fatto da Assange senza mettere piede negli Stati Uniti, dove è attualmente accusato ai sensi dell’Espionage Act con 18 capi d’imputazione e rischia, secondo i suoi legali, decine di anni di carcere. Il tempo trascorso dietro le sbarre a Londra – cinque anni – conterebbe ai fini di qualsiasi condanna negli Stati Uniti, e dunque Assange sarebbe libero di lasciare la prigione senza timore di essere nuovamente arrestato.

 
 

 
 
 
 

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