venerdì, Settembre 20, 2024
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Analisi politica

Il libero pensiero di Luigi Mazzella 

A differenza dell’impero britannico, dove le colonie assumevano denominazioni e forme varie (mandati, protettorati, domini) ed erano tutte sostanzialmente amministrate dal Regno Unito di Gran Bretagna, la sostanziale (e formalmente negata) “neo-colonizzazione” Statunitense (che ha riguardato, tra l’altro,  l’Europa quasi nella sua interezza) è solo apparentemente più rispettosa dell’autonomia degli Stati caduti nella trappola dell’Unione governata dalla tedesca Ursula Von der Leyen, vero viceré del Paese egemone. 

In realtà, la politica dei singoli Paesi Europei deve muoversi nell’alveo con i confini disegnati da spie e militari statunitensi che, attraverso finanziamenti occulti della lobby bancaria ebraica, il commercio della droga e quant’altro sono diventati i veri,  unici, indipendenti  “padroni del vapore occidentale” (e a dirlo sono scrittori, sceneggiatori e registi nord-americani… non noi).

Convergenze e parallelismi in politica devono rispondere ai canoni imposti dai nuovi, attuali padroni  dello Stato Nord-americano (un tempo detto dello zio Sam).

Essi spadroneggiano in modo incontrastato  (minacciati dal solo Donald Trump che ha dichiarato pubblicamente guerra al Deep State di CIA, FBI e Pentagono) e guai a muoversi fuori dai binari tracciati dalle agenzie d’intelligence, civili e  e militari.

Una convergenza parallela che intendeva muoversi fuori dal percorso indicato,  piacque poco Oltreoceano e fu quella dello statista italiano Aldo Moro, il quale, scoprendo (e non ci voleva molto) che cristiani e comunisti coltivavano la stessa utopia della mai realizzata (e forse irrealizzabile) uguaglianza tra tutti gli abitanti del Pianeta intendeva fare entrare nel governo del Paese i comunisti Berlingueriani, in momento, però, in cui i medesimi erano ancora anti-americani e filo arabi.

L’impazienza di Moro fu quella di non attendere che i comunisti divenissero  quelli di Giorgio Napolitano, convertiti, cioè, magicamente al verbo statunitense dopo il crollo dell’Unione Sovietica. 

Le convergenze e i parallelismi dell’Italia “Meloniana” sono, invece, particolarmente graditi agli Americani anche se ricalcano e richiamano alla mente spettri di un tragico passato.

Si tratta, infatti, per molti italiani (quelli che si sono liberati dal prosciutto sugli occhi) di parallelismi storici molto inquietanti. 

Ai tempi della seconda guerra mondiale (diciamo: ieri) il popolo italiano, nella sua immensa maggioranza,  seguiva Mussolini, duce del fascismo,  e sembrava condividere, riempiendo le piazze sino all’inverosimile,  il suo furore bellico.

Al tempo di Giorgia Meloni (diciamo: oggi) quello stesso popolo  dà a una coalizione di destra (del tutto scialba e scolorita fuori dal “nero” dei neo-fascisti)  consensi minoritari… ma nella sua stragrande maggioranza appare comunque  favorevole all’uso dell’ascia di guerra imbracciata dalla “pulzella della Garbatella”.

Ieri, (id est, negli anni Quaranta) i dissenzienti non potevano appellarsi a nessun partito essendosi in dittatura ed avendo, quindi, l’Italia un partito unico. 

Oggi (id est, nel terzo millennio) i partiti della cosiddetta opposizione sono molteplici ma i pacifisti non possono appellarsi a essi perché sono tutti bellicisti e forsennatamente bellicosi.

Ora, mentre all’epoca di Mussolini era il potere personale del dittatore a determinare le adunate pecorili di piazza Venezia inneggianti al conflitto, ai tempi attuali è la magia dei dollari americani che rifluiscono nelle tasche  dell’editoria  a uniformare l’opinione dei comunisti di varia denominazione  e dei cosiddetti centristi a quella dei fascisti in un mainstreammass-mediatico comune di sconcertante monotonia.

Ancora: ieri, il  bellicismo italico poteva anche essere indotto  da un  cupio dissolvi che  faceva sognare agli antifascisti la sconfitta per liberarsi da quello che i Romani chiamavano er puzzone; oggi, sperare di liberarsi di Meloni, Schlein, Conte, Calenda e Renzi d’un solo colpo sarebbe un segnale indubbio di vera e pura follia.

D’altronde, ogni lamentela circa la situazione attuale è del tutto sterile.

Della classe politica che ci governa e finge di opporsi all’ esecutivo in sella, ci si potrebbe “lagnare” se “il popol morto” di carducciana memoria avesse dato segni di risveglio dai  tempi del Poeta a oggi.

Purtroppo non è stato così!

Un male misterioso l’ha tenuto in coma. E dopo ottanta anni dalla fine di quella catastrofe immane (distruttiva dell’intero Paese) la situazione non è cambiata. Il coma persiste e gli Italiani imitano Biden, muovendosi come dead men walking, veri zombies o cadaveri ambulanti.

Il popolo, a essere generosi, vive in una sorta di trance,  le conversazioni sono quelle tra persone che si sentono “dannate”, i giornali, la radio e le televisioni hanno contenuti demenziali che spingono gli spettatori a distrarsi,  interessandosi ad amene frivolezze, ai gossip su influencer o professionisti del nulla, a cosiddette “vite indirette” di personaggi noti solonagli sfaccendati. L’importante è allontanare il pubblico dall’unico problema reale: quello dell’incubo nucleare.

Non è un caso che in simili frangenti, gli Italiani hanno scelto (e gli Statunitensi, sulla scia dell’amore sorto impetuosamente  per i battaglioni neo-nazisti Azov, sostenitori di Zelensky  e aguzzini ai suoi ordini, ne sono stati ben lieti)  di essere governati dagli eredi di quei fascisti che avevano decretato, con la loro tronfia e “virile” insipienza, la distruzione del Paese e, ciò che è peggio, non sembrano  neppure dolersi di non avere alternative in grado di fermare un nuovo,  inguaribile e  persistente cupio dissolvi.

In definitiva, se la classe politica ha le sue colpe, essa ha pure un alibi di ferro per giustificare, sul piano della stupidità (troppo palese per essere nascosta), il proprio comportamento suicida: per poter sopravvivere deve lasciarsi “convincere” dalla Potenza Occidentale egemone, gli Stati Uniti d’America. Questi ultimi, d’altra parte hanno sgomberato il campo d’azione dei governi da vere opposizioni.  

Dopo aver fatto crollare l’impero sovietico. hanno acquisito anche i voti degli italici comunisti e,  per parità di trattamento, hanno dimenticato  il deplorevole passato sia dei fedeli di Stali  e sia dei seguaci di Hitler e Mussolini, consentendo agli uni e agli altri  di ricevere segni della loro gratitudine (persino con baci su muliebre fronte) per la fedeltà, “cieca, pronta e assoluta” alla causa dell’espansionismo imperialistico anglosassone.

Il popolo, ammansito nelle sue punte, (dimostratesi  “falsamente estreme”) ha potuto mostrare con la mansuetudine tipica di una   massa inerte e acefala (anche delle sue fasce intermedie  e centrali) tutta la sua “vocazione” al macello. 

Non è, quindi,  un fuor d’opera affermare che a volere la propria distruzione in un conflitto che con il suo pasticciato inizio avrebbe dovuto apparire “a essa del tutto estraneo e, come suol dirsi, senza testa né coda” non sarà la condotta politicamente corrotta dei suoi governanti, scontata e palese, ma piuttosto il vile e versipelle  comportamento  dell’italica popolazione che si è dimostrata più ignava di quanto temuto dai suoi Vati (da Dante a Carducci, passando per Leopardi).

Domanda finale: Il gregge italico è veramente così  stupidamente votato al martirio per effetto degli insegnamenti autodistruttivi di durata plurisecolare, dei suoi santoni religiosi e dei suoi cosiddetti maestri del pensiero(!) politico (dominati dal sacro fuoco della lotta) o confida nella sua atavica furbizia per trovare una via soggettiva  d’uscita dal maleficio?

Il secondo corno dell’alternativa è il più probabile… ma questa volta potrebbe essere impedito dal fungo atomico.

 

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