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Dopo El Niño, il caldo non ci lascia: previsioni di un’estate italiana ardente (e senza acqua)

di GERMANA CARILLO

Secondo rilevazioni dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), El Niño si sta gradualmente indebolendo ma continuerà ad avere un impatto sul clima globale nei prossimi mesi, alimentando il calore intrappolato dai gas serra prodotti dalle attività umane

El Niño del 2023-24 ha raggiunto il picco tra novembre e gennaio e ora si sta gradualmente indebolendo, mentre si prospetta una probabilità del 60% circa che le condizioni di El Niño persistano nel periodo marzo-maggio 2024 e una probabilità del 40% circa di transizione a condizioni neutre ENSO nel periodo marzo-maggio.

dirlo è l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), ma cosa significa tutto ciò? Semplicemente che il fenomeno meteorologico El Niño del 2023-24, che tra l’altro si è rivelato essere uno dei cinque più forti mai registrati dall’inizio delle rilevazioni, secondo gli esperti, avrà un impatto significativo almeno fino a maggio, tale per cui porterà caldo record su quasi tutte le zone terrestri con possibili eventi meteo estremi.

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Dopo aver raggiunto il suo picco tra dicembre e gennaio scorsi, insomma, El Niño, che in media si verifica ogni due-sette anni e in genere dura da nove a dodici mesi, continuerà a impattare sulle temperature degli oceani che sono già a livello record perché sta agendo in un momento in cui il clima è fortemente modificato dalle attività umane e, insieme ai gas serra, alimenta temperature record ed eventi estremi.

Cosa sono El Niño e La Niña

nino e nina

©WMO

Con cadenza che va dai 2 ai 7 anni, ciclicamente, l’Oceano Pacifico equatoriale diventa fino a 3°C più caldo (quello che conosciamo come El Niño, appunto) o più freddo del solito (La Niña), innescando una cascata di effetti in tutto il mondo. Questo ciclo è chiamato El Niño Southern Oscillation (ENSO): ogni El Niño è naturalmente seguito da La Niña e viceversa, con alcuni mesi di condizioni neutre tra gli eventi.

el nino

©WMO

Tutto, quindi, è frutto di un’oscillazione naturale guidata dalle temperature oceaniche e dai venti nel Pacifico, che alterna El Niño, La Niña (a sua controparte più fredda) e condizioni neutre.

El Niño si verifica in media ogni due-sette anni e in genere dura da nove a dodici mesi, influenza il clima e i modelli delle tempeste in diverse parti del mondo. Ma avviene nel contesto di un clima modificato dalle attività umane.

Ogni mese da giugno 2023 ha stabilito un nuovo record mensile di temperatura – dice l’WMO – e il 2023 è stato di gran lunga l’anno più caldo mai registrato. El Niño ha contribuito a queste temperature record, ma i gas serra che intrappolano il calore sono inequivocabilmente il principale colpevole.

Le temperature della superficie dell’oceano nel Pacifico equatoriale riflettono chiaramente El Niño. Ma le temperature della superficie del mare in altre parti del globo sono state persistentemente e insolitamente elevate negli ultimi 10 mesi. La temperatura della superficie del mare del gennaio 2024 è stata di gran lunga la più alta mai registrata per gennaio. Ciò è preoccupante e non può essere spiegato solo da El Niño.

El Niño tipicamente ha il maggiore impatto sul clima globale nel secondo anno del suo sviluppo, in questo caso nel 2024.

Secondo le previsioni, il continuo, anche se più debole, El Niño e le previste temperature della superficie del mare superiori alla norma su gran parte degli oceani globali porteranno a temperature superiori alla norma su quasi tutte le aree terrestri nei prossimi tre mesi e influenzeranno i modelli regionali delle precipitazioni.

El Nino

©WMO

Ma gli effetti de El Niño continueranno a sentirsi anche sul nostro Continente e sull’Italia. Sostanzialmente, El Niño in questo 2024 sta contribuendo al picco delle temperature globali e con molta probabilità lo farà ancora nei prossimi mesi, quando l’accoppiata El Niño e surriscaldamento globale genererà ancora una volta temperature record a livello globale.

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