giovedì, Settembre 19, 2024
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Corsa a ostacoli all’interno della UE, le imprese italiane si sono attivate per il rush finale

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Appunti e spunti da Ponte di Domenico Ocone

Avviandosi alla conclusione del suo mandato, il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha pensato e ha fatto bene, di preparare qualcosa di simile a una lettera aperta alla classe politica del Paese.

È diretta in particolare a quella parte della stessa che a giugno tenterà il confronto delle elezioni per rappresentare l’Italia a Bruxelles nella qualità di parlamentare europeo. Il gesto del Presidente Bonomi ricorda il passaggio delle consegne di Draghi quando si dimise da Capo del Governo italiano.

In particolare al momento della consegna nelle mani di chi avrebbe preso il suo posto, la neo eletta Meloni, una cartella contenente le “istruzioni per l’ uso” del nuovo esecutivo. In quel modo, con fare da gentiluomo, il Premier dimissionario sottintese il seguito di quella stessa, che probabilmente sarebbe suonata: “nel caso tu e i tuoi non sapeste da dove cominciare”. Anche per chi dovrà succedere a Bonomi alla guida di Confindustria il suo percorso non sarà una passeggiata, quindi non si sbaglia se si valuta quella lettera positivamente, per quanto potrà essere di aiuto al Paese e alla stessa UE.

Il titolo dato al memo redatto in viale dell’ Astrologia è “Impresa Europa”. In quel documento il Presidente della più importante associazione datoriale italiana marca il concetto che, per come è messo attualmente lo scacchiere internazionale, la UE sta correndo il serio rischio di interpretare il ruolo di terzo competitor, per ora non incomodo, alle spalle di USA e Cina. Per ora il riferimento è alla corsa al primato nella transizione alle energie rinnovabili e a quanto è connesso al digitale in senso lato. Prima che possa essere completata quella transizione, per evitare nuovi shock energetici, è fuori discussione la condizione che la UE crei un fronte comune perchè ciascuno dei suoi paesi possa rifornirsi alle stesse condizioni delle altre. Sono presenti ancora diverse segnalazioni contenute in quella lettera e meritevoli tutte della massima attenzione. Solo per il fatto di essere di particolare attualità, è opportuno dare la precedenza al provare a commentare le più scottanti. La prima è rivolta al PNRR, con riferimento al NGEU, il dispositivo che gli fornisce la sostanza, più precisamente la provvista finanziaria. Anche se con alcuni ritardi, l’ Italia e gli altri paesi beneficiari, seppur di poco, hanno realizzato investimenti per la metà o poco più degli importi accordati. Seppure insieme a altre avversità, prime fra tutte le guerre, la domanda che si pongono alcuni osservatori è come i paesi che fanno parte di quella unione sarebbero potuti venir fuori dal baratro senza di esso.

Che, tra l’altro, nel tempo sts divenendo sempre più insufficiente. Nel documento degli imprenditori italiani è evidenziata anche l’ipotesi di concretizzare un’altra operazione finanziaria di quel genere, finanziata con debito da contrarre da parte della UE, garantito da ogni stato membro. Sarebbe una specie di rivoluzione copernicana che legherebbe in tal modo ancor più i paesi che la compongono. Si cominceranno così a stringere I ranghi per arrivare al completamento di un organismo compatto e finalmente super partes. Raccomandano inoltre gli industriali che, oltre ai rappresentanti del popolo a Roma, anche a quelli che a giugno andranno a Bruxellles, dedichino la massima attenzione all’ approccio e al controllo degli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale (IA).

Se ne fa un gran parlare nelle capitali europee, anche se attualmente a tener salda la barra della sua navigazione sono Washington e Pechino. Spinta da tale motivo è importante che la politica provveda a inquadrare quanto prima le priorità che riterrà opportuno assegnare alle istanze appena presentate dal mondo dell’industria.

Tenuto presente che l’ attività produttiva solitamente è quella che ha il termometro della situazione del Paese più attendibile, non fosse altro che per l’andamento dell’ occupazione. Se non bastasse, sarà sufficiente osservare, in un mercato libero, che succede al crescere e al decrescere del PIL.

Iniziando, va senza dire, dall’Italia.

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